Titolo dell’opera: Europa rapita da Giove
Autore: Giulio Bonasone (1510 ca.- post 1576)
Datazione: 1546
Collocazione: New York, Metropolitan Museum of Art
Committenza:
Tipologia: incisione
Tecnica: bulino (29,2 x 43,2 cm)
Soggetto principale: Europa incorona il toro con ghirlande di fiori
Soggetto secondario: Mercurio travestito da pastore; l’armento; Europa, rapita dal toro viene portata verso l’isola di Creta; il Dio Nettuno, sul fondo
Personaggi: Europa, Giove (sotto forma di toro), Mercurio, Fanciulle di Tiro, Nettuno
Attributi: toro (Giove); toro (Europa); carro marino, ippocampi (Nettuno)
Contesto: paesaggio marino
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Massari S., Giulio Bonasone, Edizione Quasar, Roma 1983, pp. 62-64, n. 68; Boorsch S., Spike J., The illustrated Bartsch 28, Italian masters of the sixteenth century, Abaris Book, New York 1985, p. 315; Cirillo Archer M., Italian masters of the sixteenth century, “The illustrated Bartsch”, 28 commentary, Abaris Book, New York 1995, pp. 315-316; Il mito di Europa: da fanciulla rapita a continente, catalogo mostra, Firenze Galleria degli Uffizi 11 giugno 2002 -6 gennaio 2003, Giunti, Firenze 2002, p. 232
Annotazioni redazionali: Datata 1546, l’incisone fu eseguita quando Bonasone si trovava a Roma. Faceva parte del volume “Stampe di Giulio Bonasoni, pittore e intagliatore”, un catalogo ragionato delle opere dell’artista composto verso i primi anni novanta del Settecento (1791-1792) e redatto da Carlo Cesare Malvasia, ora a Bologna, nella pinacoteca Nazionale, nel gabinetto disegni e stampe. Si tratta di un foglio smarginato che presenta in basso a destra il nome dell’inventore, dell’incisore e la data: RAFAEL URBIN I VINTOR IULIO B. F. MDXLVI. Il soggetto è tratto, infatti, da uno schizzo di Raffello, non ricordato tra i lavori dell’artista, dal quale Bonasone riprende fedelmente la scena, dandole però un impronta del tutto propria ed originale derivata dalla sua abilità manuale e creativa. La scena rappresentata è definita simultanea o sincronica, perché riunisce diversi momenti del mito in un unico foglio. Al centro è presente l’attimo in cui Europa incorona il toro con una ghirlanda di fiori, intecciata dalle sue ancelle; l’animale è accucciato in terra come a voler facilitare la fanciulla. Quest’immagine sembra trovare un riscontro nelle Metamorfosi di Ovidio (Eurfc07). Le tre ancelle sono raffigurate sul prato a sinistra, vicino alla riva del mare, mentre intrecciano ghirlande di fiori per poi porgerle ad Europa. Sul fondo destro della scena si nota il momento precedente dell’azione centrale, in cui, come citato da Ovidio (Eurfc07), l’armento si dirige dal monte verso la spiaggia condotto da Mercurio, che nell’incisione si trova in piedi con un bastone e con una zampogna vicino ad un altro pastore seduto che suona. La Massari (1983) nel suo volume identifica questo secondo pastore con il satiro Pan, probabilmente per via dello strumento musicale rappresentato, una siringa, suo attributo tradizionale. Tuttavia, esaminando le fonti non sussistono rispondenze tra testo e immagine riguardo la figura del satiro. Non viene citata l’intrusione di Pan nel mito, e l’unica figura maschile presente alla scena è Mercurio in veste di pastore. Rimane dubbia quindi la presenza di Pan all’interno della scena, tanto più che il satiro non presenta, a parte la siringa, i soliti attributi (zampe caprine, corna); quindi più verosimilmente si tratta di un altro pastore non identificato. In fondo alla scena, in mare, invece è raffigurato l’episodio successivo, quando il toro rapisce Europa e la conduce verso l’isola di Creta, che si scorge sullo sfondo. La fanciulla è rappresentata seduta su un lato del toro, come descritto da Achille Tazio (Eurfc14), ma presenta anche un’assoluta fedeltà con il testo di Ovidio (Eurfc07) per quanto concerne la posizione delle mani: con la destra si aggrappa al corno e con la sinistra alla groppa, mentre si volta verso la spiaggia spaventata. In mare Europa viene seguita e accompagnata nel suo viaggio da Nettuno, Dio del mare, fratello di Giove, la cui immagine all’interno del mito viene citata sia da Mosco negli Idilli (Eufc04) che da Luciano nei Dialoghi marini (Eufc13), raffigurato con la tradizionale iconografia: nudo, dirige il cocchio formato da un’immensa conchiglia e tirato da due ippocampi. Bonasone riprende fedelmente la figura del dio Nettuno dall’incisione “Quos Ego” di Marcantonio Raimondi del 1515-1516 (http://www.1st-art-gallery.com/thumbnail/201808/1/Quos-Ego,-Neptune-Calming-The-Storm,-With-Borders-Showing-Further-Scenes-From-Virgils-Aeneid,-Engraved-By-Marcantonio-Raimondi-1480-1534-C.1515-16.jpg).
Daisy Triolo