
Titolo dell’ opera: Giove ed Europa
Autore: Jacopo Robusti detto il Tintoretto (1518-1594)
Datazione: 1541 ca.
Collocazione: Modena, Galleria Estense
Committenza: Vittorio Pisani conte di San Paterniano
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tavola ottagonale (126 x 124 cm)
Soggetto principale: Giove, sotto forma di toro, rapisce Europa
Soggetto secondario:
Personaggi: Europa; Giove (sotto forma di toro); figura femminile; amorino
Attributi: toro (Europa)
Contesto: scena all’aperto
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Ghidiglia Quintavalle A., La galleria Estense a Modena, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1967; Pallucchini R., Rossi P., Tintoretto: le opere sacre e profane, Electa, Milano 1982, p. 16; Il mito di Europa. Da fanciulla rapita a continente, catalogo della mostra, Firenze Galleria degli Uffizi, 11 giugno 2002-06 gennaio 2003, Giunti, Firenze 2002, p. 221
Annotazioni redazionali: Tintoretto dipinse questa tavola insieme ad altre tredici composizioni mitologiche tratte dalle Metamorfosi di Ovidio (Eurfc07) nel periodo giovanile tra il 1540 e il 1541. Esse decoravano il soffitto del palazzo del committente Vittorio Pisani conte di San Paterniano, ma nel settembre del 1658 divennero proprietà di Francesco I d’Este e furono collocate nella nuova galleria. Tutte la serie delle favole ovidiane (Apollo e Dafne, Piramo e Tisbe, Latona e i contadini della Licia, Apollo e Marsia, Semele incenerita, La caduta di Fetente, Deucalione e Pirra, Mercurio e Argo, Orfeo implora Plutone, Niobe e i figli, Giove e Antiope, Venere, Vulcano e Amore, La caduta di Icaro) è caratterizzata da un’audace ripresa del sotto insù, in linea con la funzione di decorazione per un soffitto, nonché da pose spettacolari e contorte, così come le definisce Pallucchini (1990). La rappresentazione del mito di Europa è ridotta all’essenziale, come costretta all’interno dell’ottagono: la fanciulla è a cavalcioni sul toro bianco che volge lo sguardo verso l’ancella sulla sinistra che tiene una corona in mano. Europa, accarezzando il toro, sembra sbilanciarsi in avanti verso il vuoto, come a voler presagire la sorte che l’attende (Il mito di Europa, 2002, p. 221). In virtù della particolare collocazione e della singolarità dello schema compositivo, questa interpretazione del mito di Europa data dal Tintoretto la rimase unica senza produrre imitazioni o derivazioni.
Antonio Giuseppe Gana