43: Giove e Europa

Titolo: Storie di Europa - Europa siede in groppa al toro

Autore: Bernardino Luini (1481-1532)

Datazione: 1521-1523

Collocazione: Berlino, Staatliche Museen

Committenza: Gerolamo Rabia

Tipologia: pittura murale

Tecnica: affresco

Soggetto principale: Europa siede in groppa al toro

Soggetto secondario: le ancelle aiutano Europa

Personaggi: Europa, Giove (sotto forma di toro), ancelle di Europa

Attributi: toro (Europa); toro (Giove)

Contesto: paesaggio campestre

Precedenti:

Derivazioni:

Immagine:

Bibliografia: Ottino della Chiesa A., Bernardino Luini, Istituto Geografico de Agostini, Novara 1956; Cogliati Arano L., Sacro e profano nella pittura di Bernardino Luini, in “Rivista di storia dell’arte”, n° 47-48, 1977, pp. 137-138; Seznec J., La sopravvivenza degli antichi dei: saggio sul ruolo della tradizione mitologica nella cultura e nell'arte rinascimentali, Boringhieri, Torino 1980; Rossi M.,Disegno storico dell’arte lombarda, Vita e Pensiero, Milano 1990, pp. 87-92, 222; Cinti D. ad vocem “Europa”, in Dizionario mitologico, Sonzogno, Milano 1994, pp. 120-121; Guthmuller B., Mito, poesia, arte. Saggi sulla tradizione ovidiana nel Rinascimento, Bulzoni, Roma 1997; Passerini L., Il mito d’Europa, Giunti, Firenze 2002; AA.VV. Il mito di Europa. Da fanciulla rapita a continente, Giunti, Firenze 2002; Binaghi Olivari M.T., Bernardino Luini, 5 continents, Milano 2006; Hall J., ad vocem “Ratto di Europa”, in Dizionario dei soggetti e dei simboli nell’arte, Longanesi, Milano 2007, p. 348

Annotazioni redazionali: Il ciclo di affreschi aventi come tema le Storie di Europa fu commissionato dall’imprenditore Gerolamo Rabia per il primo piano del suo palazzo milanese situato in piazza San Sepolcro e costruito su progetto di Cristoforo Solari. Il pendant di questa composizione, ugualmente eseguito da Luini, prevedeva anche la realizzazione di un ciclo di Storie di Cefalo e Procri sempreper lo stesso palazzo e sempre in accordo con i gusti del committente, interessato al tema classico ma anche ai risvolti arcadici e naturalistici che Luini conosceva bene, essendosi già occupato della decorazione mitologica della villa di campagna di Rabia presso Sesto San Giovanni. Gli affreschi subirono numerosi danni nel corso dei secoli e le loro condizioni intorno al primo decennio dell’Ottocento dovettero aggravarsi tanto da ritenere necessario staccarli e quindi venderli, rendendo impossibile risalire all’originaria ubicazione e disposizione dei dipinti nelle sale del palazzo: la National Gallery di Washington acquistò le Storie di Cefalo e Procri, mentre Berlino ottenne quelle di Europa. Dell’intero ciclo di Europa, dopo gli stacchi, restano soltanto nove frammenti delle originarie sei scene, del cui aspetto possiamo avere un’idea complessiva confrontando le parti di affresco superstiti con le incisioni realizzate nel 1812 da Gaetano Zancon. Il ciclo di affreschi di Luini costituisce di per sé una straordinaria eccezione nella tradizione figurativa relativa al mito di Europa sia nel Cinquecento che nei secoli ad esso precedenti e successivi, dato che si tratta di uno dei rari casi di raffigurazione di questo mito in una sequenza narrativa composta da più episodi. È possibile comunque indicare come precedente il cassone di Liberale da Verona (Capretti, 2002; Cfr. scheda opera 27), benché presentati però in sincrono all’interno di uno stesso riquadro, frutto di una commistione di numerosi riferimenti letterari e l’introduzione di importantissime novità figurative.

Del ciclo rimangono oggi cinque frammenti raffiguranti Europa e le compagne raccolgono fiori, Europa corona di fiori il toro, Europa aiutata dalle compagne siede in groppa al toro, Europa in mare sul toro accompagnata dal corteo marino, Europa consolata da Venere. In questa sede si è scelto di analizzare oltre alle scene tradizionalmente legate all’iconografia del Ratto di Europa (Europa siede in groppa al toro e Ratto di Europa), quella più particolare di Europa consolata da Venere.

Nel riquadro qui proposto, Europa aiutata dalle compagne siede in groppa al toro, la principessa di Tiro, aiutata dalle ancelle, è raffigurata mentre sale sul dorso del toro stando a cavalcioni (Cfr. scheda opera 32) con la gamba visibile ancora flessa e reggendosi con la mano sinistra al corno e con la destra posata sul dorso, come specifica Luciano (Eurfc12). Sullo sfondo compare il paesaggio collinare, che si presume essere lo stesso osservato nella prima scena, e il toro bianco e mansueto (che tuttavia non presenta l’elemento della ghirlanda intrecciata in capo, come invece indicherebbe la scena successiva, non pervenutaci), che, proprio come descritto da Ovidio (Eurfc07), è adagiato su un prato lussureggiante ricoperto di fiori che ricorda e lega alla narrazione le scene immediatamente precedenti. La stessa scena, così come la seconda, andata purtroppo perduta, non è propriamente sconosciuta alla tradizione figurativa del mito di Europa: lo stesso momento viene scelto infatti per comporre l’illustrazione sincronica eseguita a corredo dell’opera di Bonsignori (Cfr. scheda opera 32). Per le altre scene del ciclo di affreschi si rimanda alle relative schede (Cfr. scheda opera 44; scheda opera 45).

Nadia De Flaviis