29: Giove e Europa

Titolo dell’opera: Il ratto d’Europa

Autore: Albrecht Dürer (1471-1528)

Datazione:1494-1495

Collocazione: Vienna, Albertina

Committenza:

Tipologia: disegno

Tecnica: penna e bistro chiaro e scuro (289 x 417 mm)

Soggetto principale: Giove, sotto forma di toro, rapisce Europa

Soggetto secondario: sullo sfondo le compagne di Europa

Personaggi: Europa, Giove (sotto forma di toro), le fanciulle di Tiro, nereidi cavalcanti animali marini, putti, satiri

Attributi: toro (Europa); toro (Giove)  

Contesto: scena all’ aperto, in un paesaggio dall’alto orizzonte

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Panofsky E., La vita e le opere di Albrecht Dürer, Feltrinelli, Milano, 1967;  Strass W.L., The complete drawings of Albrecht Dürer, Arabais books, New York, 1974; Aikema B. (a cura di), Il Rinascimento a Venezia e la pittura del Nord ai tempi di Bellini, Dürer, Tiziano, catalogo della mostra, Bompiani, Milano, 1999; Baroni A., La propagazione del mito nell’ arte dei Paesi Bassi, in Il mito di Europa. Da fanciulla rapita a continente, catalogo della mostra, Pagliai Polistampa, Firenze 2002;  Matilla J. M. (a cura di), Durero: obras maestras de la Albertina, catalogo della mostra, Museo Nacional del Prado, Madrid 2005

Annotazioni redazionali: Il foglio proviene da un quaderno di appunti e presenta studi preliminari con abbozzi, non sempre completati. Il ratto d’Europa occupa poco più della metà sinistra del foglio ed è separato da una linea divisoria da altri studi (tre teste di leone, una statua di Apollo e un orientale) proprio come in un taccuino di schizzi. La scelta della rappresentazione del mito di Europa e la divulgazione della sua iconografia sono strettamente connessi alla riscoperta dell’antico che si operò in Europa settentrionale proprio a partire dal XV secolo e che caratterizzò il linguaggio artistico nordeuropeo del tempo. Questa apertura è favorita dagli scambi commerciali sempre più frequenti tra Nord e Sud che, oltre ad accorciare le distanze operano una contaminazione tra le diverse culture. La diffusione della stampa e la pratica degli artisti di compiere viaggi attraverso l’Europa, forniscono l’occasione per lo scambio, la circolazione e la divulgazione di nuovi temi e iconografie (Baroni, 2002). Il ratto di Europa da parte di Giove in forma di toro è narrato da due brani delle Metamorfosi di Ovidio (Eurfc07) che costituiscono la fonte iconografica della composizione, specie per alcuni particolari come le mani (“la destra stringe il corno, la sinistra è poggiata sulla groppa”) o le vesti che “tremolando si gonfiano alla brezza”. Altri particolari sono riferibili ad altre fonti classiche, come i Fasti di Ovidio (Eurfc08) per i piedi sollevati, i Dialoghi Marini di Luciano (Eurfc13) che descrivono nereidi cavalcanti delfini che accolgono festanti il passaggio del toro e Gli amori di Leucippe e Clifonte di Achille Tazio (Eurfc14) per quanto riguarda la descrizione di Europa, il cui “corpo traspariva attraverso i vestiti: ombellico profondo, ventre teso,… mammelle che sporgevano dolcemente dal petto”, o il particolare delle compagne di Europa che “protendevano le braccia verso il toro”. Anche gli umanisti reinterpretano i miti classici, come Poliziano nelle Stanze per la Giostra, pubblicate nel 1494 (Eurfr01) dove si accenna ai capelli mossi dal vento, alla disperazione delle compagne di Europa rimaste sulla riva e alla testa voltata dell’animale. Molti studiosi hanno analizzato la dipendenza del disegno düreriano da queste fonti letterarie. Secondo Tietze (1937) Dürer avrebbe ripreso questa composizione da un modello italiano, mentre secondo Wickhoff il modello sarebbe una Nike sacrificante un toro (Strass, 1974). L’ipotesi più autorevole sembra comunque quella di Erwin Panosfky che mette in relazione il disegno dell’Albertina con i versi del la Giostra di Poliziano (Eurfr01) che contengono particolari estranei al testo classico delle Metamorfosi (Eurfc07) come l’immagine della fanciulla che si volge ad osservare la spiaggia ormai lontana, mentre le fanciulle di Tiro, rimaste sulla spiaggia, si disperano e piangono per la perdita della loro compagna. La posizione di Europa inginocchiata e a cavalcioni del toro, ricorda quella di Orfeo del disegno dureriano della Morte di Orfeo, realizzato in anni immediatamente precedenti a questo e certamente ispirato ai Trionfi di Mantegna che Dürer aveva avuto modo si studiare in riproduzioni a stampa giunte oltralpe negli anni precedenti al suo primo soggiorno in Italia (Panofsky, 1967 e Strass, 1974). Questo particolare introduce un problema tra gli storici circa l’esecuzione del disegno datato al 1494-1495, anno in cui Dürer soggiornò a Venezia ci si domanda se stato eseguito prima o durante il soggiorno veneziano; sembra più convincente l’ipotesi che sia stato realizzato a Venezia (Panofsky, 1967 e Strauss, 1974). Nonostante l’intento moralizzante effettuato nel Medioevo nella rappresentazione dei miti classici, il disegno di Dürer mostra un sorprendente recupero dell’intenzionalità classica, accentuata nella figura di Europa che come nei precedenti antichi, non risulta turbata, ma serena nell’intraprendere il viaggio via mare sul toro. 

Valeria Parisi