17: Giove e Europa

Titolo dell’opera: Ratto di Europa

Autore: anonimo

Datazione: 330-360 d.C.

Collocazione: Kent Lullingstone Villa, triclinium

Committenza:

Tipologia: pittura pavimentale

Tecnica: mosaico

Soggetto principale: Europa rapita dal toro

Soggetto secondario: due putti che accompagnano il toro

Personaggi: Europa, Giove (sotto forma di toro), putti

Attributi: toro (Giove); toro (Europa)

Contesto: paesaggio marino

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://www.favonius.com/romans/images/europa.jpg

Bibliografia: Robertson M., ad vocem “Europe”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae (Limc), Artemis Verlag, Zurigo-Monaco 1988, IV 1 p. 85, 2 p. 44; Watson I., Lullingstone Roman villa. A handbook for teachers, English Heritage, 1991, pp. 8-9; Wattel-De Croizant O., Les mosaiques representant le mythe d’Europe (I er-VI er siecle): évolution et interprétation des modèles grecs en milieu romain, De Boccard, Paris 1995, pp. 191-194; Ghilardi M., Le pitture della villa di Lullingstone quaranta anni dopo lo scavo : note per una rilettura, in Rivista di archeologia cristiana, 79, 2003 (2004), pp. 289-312; http://www.asprom.org/resources/Lullingstone/LullingstoneHenig.html

Annotazioni redazionali: Il mosaico pavimentale si trova nel triclinium semicircolare della villa di Lullingstone a Kent. La costruzione è appartenente al periodo d’influenza romana, e venne realizzata in un lungo arco di tempo che va dal I-II sec. d.C al IV-V sec. d.C.. Non si tratta di un edificio singolo ma una serie di costruzioni stratificate e sovrapposte l’una all’altra, ed era utilizzata come tenuta o come una sorta di fattoria. Fu decorata nel IV sec. da mosaici pavimentali, come quello del Ratto di Europa confinante con un altro rappresentante Bellerofonte che uccide la Chimera, entrambi tutt’oggi visibili. Il mosaico del Ratto di Europa è di forma semicircolare e incornicia la scena con alcuni motivi aniconici. Dal punto di vista iconografico Europa è rappresentata seduta su di un lato del toro, sotto cui si cela Giove: con un braccio si tiene al collo e con l’altra si trattiene la veste gonfiata dal vento, ha un piede sollevato per non toccare l’acqua. Questa rappresentazione è verosimilmente ripresa da alcune fonti classiche, come quella di Mosco negli “Idilli” (Eurfc04), di Ovidio nelle “Metamorfosi” (Eurfc07) e nei “Fasti” (Eurfc08), ma soprattutto da Achille Tazio (Eurfc14) che descrive esattamente la posizione di Europa citando anche, in modo meticoloso, l’abbigliamento: una tunica che nella parte inferiore lasciava trasparire il corpo. La posizione di Europa con il velo tenuto e gonfiato dal vento si collega anche ad alcune opere precedenti, come: il cratere a calice prodotto a Paestum nel IV sec. a.C. recentemente restituito all’Italia dal Getty Museum di Los Angeles (Cfr. scheda opera 11); il mosaico del I sec. d.C. proveniente dalla Villa San Marco di Stabia, attualmente al Musée Condé di Château de Chantilly (Cfr. scheda opera 16); ilvetro dipinto del I sec. d.C. proveniente da Begram ed ora conservato al Museo Guimet di Parigi (Cfr. scheda opera 13); il mosaico del Musée de l’Arles antique del III sec. d.C. (Cfr. scheda opera 19), con il quale il mosaico di Lullingstone, a livello iconografico, ha un rapporto strettissimo. Questa tipologia di iconografia avrà una discreta fortuna anche nelle rappresentazioni successive come ad esempio nel Cofanetto di Veroli del 980-1000 d.C. conservato a Londra nel Victoria and Albert Museum (Cfr. scheda opera 21). Il toro bianco che sorvola il mare, di un colore monocromatico la cui sommità è sintetizzata da una linea, è accompagnato da una coppia di eroti. Uno degli eroti cerca di trattenerlo per la coda, in modo da non fargli portare a compimento il ratto, mentre l’altro con una fiaccola accesa, simbolo dell’amore, precede l’animale facendogli strada e incoraggiandolo, con un sorriso e con il gesto della mano, al proseguimento. La presenza dei due putti è presente in Luciano (Eurfc13), ma particolarmente evidente è ancora una volta il richiamo ai versi di Achille Tazio (Eurfc14), contemporaneo all’esecuzione del mosaico (IV sec. d.C.). Sovrastante la scena del ratto è presente un’iscrizione in latino: “INVIDA SI TAURI VIDISSET JUNO NATATUS/ IUSTIUS AEOLIAS ISSET AD USQUE DOMOS”, che significa “Se la gelosa Giunone avesse visto il toro nuotare, avrebbe avuto maggiori motivi per recarsi nelle sale di Eolo”. Tale iscrizione allude ad un’evento raccontato in un passo dell’Eneide di Virgilio del I sec. a.C., nel quale Giunone, moglie di Giove, visita le sale del Dio dei venti, chiedendogli di poter innalzare una tempesta tale da poter far naufragare Enea che era in mare con la sua flotta. L’iscrizione, ricollegandosi a tale evento, si configura come un frase scherzosa ma altamente significativa perché afferma che Giunone avrebbe avuto motivi per far innalzare una tempesta e difendersi, quindi, dall’infedeltà del marito, che contemporaneamente si trovava in acqua sottoforma di toro. La presenza di questa scena mitologica e la frase che l’accompagna, presuppone una conoscenza della lingua latina e dell’opera di Virgilio tale da far pensare che i committenti fossero persone colte che avevano una certa familiarità con la letteratura e la mitologia. Grazie a quest’iscrizione si è ipotizzato, in un articolo molto interessante (Martin Henig), il nome del committente. Tramite la messa in risalto, nella prima frase (fino ad AEOLIAS) di alcune lettere e particolari giochi di parole, è risultato il nome Avitus (comune nell’antichità), il quale molto probabilmente, secondo l’autore, è il padrone e committente della villa e forse l’antenato della famiglia Gallica della metà del V sec. d.C.. Secondo Henig, l’unico ipotetico committente chiamato Avitus documentato nella Britannia dell’epoca romana, è Ausonius Avitus, il cui nome si trova anche in altre opere dello stesso periodo.

Daisy Triolo