11: Giove e Europa

Titolo: Cratere di Assteas

Autore: Assteas (firmato)

Datazione: 350-330 a.C.

Collocazione: già Los Angeles, Malibu, J. Paul Getty Museum, recentemente restituito all’Italia ed attualmente in consegna ai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale

Committenza:

Tipologia: cratere a calice di fabbricazione pestana

Tecnica: pittura a figure rosse su argilla rosata (h. 71,2 cm; diam. 60 cm)

Soggetto principale: Europa e Giove

Soggetto secondario: in basso, nell’acqua, sono raffigurati pesci e divinità marine tra cui Scilla (sx) e un tritone (dx); in alto, al centro sopra al gruppo principale, compare Pothos; negli scomparti in alto a sinistra e a destra, compaiono gli dei: da sinistra Zeus, la personificazione femminile di Creta, Hermes; a destra, Eros (o Pothos?), Adone, Afrodite

Personaggi: Europa, Giove (sotto forma di toro), Pathos, Zeus (sotto forma antropomorfa), Creta, Hermes, Afrodite, Adone, Eros, Scilla, tritone

Attributi: toro (Europa); toro (Giove); caduceo (Hermes); conchiglia (Afrodite); tridente (Scilla); remo (tritone)

Contesto: paesaggio marino

Precedenti:

Derivazioni:

Immagine: http://www.civita.it/servizio/sala_stampa/il_museo_di_paestum_aperto_di_notte 

Bibliografia: Seznec J., La sopravvivenza degli antichi dei: saggio sul ruolo della tradizione mitologica nella cultura e nell'arte rinascimentali, Boringhieri, Torino 1980; Jentoft-Nilsen M., Greek vases in the J. Paul Getty Museum, I, Paul Getty, Malibu 1983, pp. 139-146; Robertson M., ad vocem “Europe”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, vol. IV, tomo I, Artemis Verlag, Zurigo 1994, p. 80, cat. n° 74; Cinti D. ad vocem “Europa” e “Pothos”, in Dizionario mitologico, Sonzogno, Milano 1994, pp. 120-121, 247; Guthmuller B., Mito, poesia, arte. Saggi sulla tradizione ovidiana nel Rinascimento, Bulzoni, Roma 1997; Passerini L., Il mito d’Europa, Giunti, Firenze 2002; Hall J., ad vocem “Ratto di Europa”, in Dizionario dei soggetti e dei simboli nell’arte, Longanesi, Milano 2007, p. 348

Annotazioni redazionali: Questo cratere di ceramica italiota, prodotto a Paestum, fu rinvenuto in uno scavo clandestino presso Sant’Agata dei Goti (BN). Trafugato e quindi esportato illegalmente all’estero nel 1973 per essere venduto, fu incautamente acquistato dal museo Paul Getty di Malibu nel quale è rimasto fino al maggio di quest’anno (2009), prima di essere riconosciuto come opera depredata e restituito all’Italia insieme ad altri capolavori. Fra le poche opere di pittura vascolare firmate dall’artista (in basso a sinistra), il cratere presenta una decorazione su tutto il lato frontale con un andamento della narrazione che procede da destra verso sinistra (Cfr. scheda opera 04). Ad un primo colpo d’occhio il gruppo di Giove ed Europa è quello su cui si concentra maggiormente l’attenzione dello spettatore; lo sguardo si estende poi in basso e ai lati verso le divinità marine, quindi in alto ad osservare i gruppi degli dei senza che alcuna delle figure necessiti di un particolare sforzo interpretativo: ogni personaggio del cratere è infatti identificabile con estrema precisione grazie ad una didascalia incisa dall’artista stesso e che compare per tutte le figure, tranne che per il piccolo personaggio alato, il presunto Eros (o Pothos). L’iconografia del cratere è molto complessa e variegata vista la presenza di numerosi riferimenti ai differenti protagonisti e alle diverse fasi del mito e presenta perciò elementi di carattere estremamente originale che difficilmente ricompaiono nelle opere successive. Innanzitutto occorre notare che la figura di Giove compare per ben due volte, in forma di toro al centro e in alto, all’estrema sinistra, in sembianze antropomorfe: è dunque suggerito in tal modo uno scarto temporale tra un “prima” e un “dopo” la metamorfosi, fatto di cui parla esplicitamente, a questa data, solo Esiodo (Eurfc01). Ovviamente dalla composizione non è chiaro se quello raffigurato in sembianze umane sia Giove prima o dopo il rapimento di Europa: è verosimile tuttavia che si tratti di questa seconda alternativa, data la raffigurazione di Creta subito accanto al dio. Questa duplice presenza è comunque da ricondursi anche all’intento di esaltare la volontà e la potenza del padre degli dei; idea enfatizzata a mio parere anche dalla scelta dei personaggi successivi che compaiono nello stesso riquadro di Giove: dal messaggero Hermes, patrono del viaggio, che conduce Giove e la fanciulla rapita sulle sponde di Creta, all’isola stessa, a sua volta personificata in forma di donna dalle vesti ricche e sontuose e ornata di gioielli, che allude probabilmente al futuro di Europa in qualità di regina. Il gruppo centrale di Europa seduta sul dorso del toro, presenta elementi sufficienti per poter essere contestualizzato come paesaggio di mare, vista la presenza dei pesci, in basso, delle divinità marine munite di lunghe code e non per ultimo, un dato rilevante, delle zampe del toro chiaramente curve, atte a simulare il nuoto. Il toro procede verso sinistra ma il muso e lo sguardo sono rivolti verso lo spettatore; non così la figura di Europa, seduta invece su un fianco, i capelli sciolti sulle spalle e avvolta in una veste ricamata adeguata al suo rango, guarda in avanti reggendosi saldamente ad un corno con la mano destra, mentre la sinistra è occupata a reggere il velo che le pende dagli avambracci e che il vento le gonfia sulle spalle.  In questo caso ci troviamo con tutta probabilità di fronte ad uno stadio avanzato del ratto: Europa non si volge più indietro a cercare aiuto, spaventata o sorpresa, ma guarda di fronte a sé già proiettata verso Creta che si affaccia dal riquadro di sinistra sopra di lei. Europa appare ormai sedotta dal dio, come vuole Esiodo (Eurfc01), attraverso l’intervento celeste dell’alato Pothos (Desiderio), divinità del corteo di Afrodite (Cinti, 1994), che sparge sulla coppia una sorta di polvere afrodisiaca da un recipiente che somiglia vagamente alla stessa conchiglia tenuta in mano anche da Afrodite stessa (in alto all’estrema destra) e suo probabile attributo. La presenza di Pothos, del tutto inconsueta a livello letterario e figurativo, dato che non compare nelle fonti coeve né in quelle successive giunte fino a noi, è spiegabile con la presenza di Afrodite e anche di un altro personaggio affatto inerente al mito ma d’altronde identificato senza dubbio dalla relativa didascalia, cioè Adone. La gestualità dei personaggi si rivela in questo caso determinante per giungere ad una soluzione coerente dell’interpretazione iconografica: partendo da destra, infatti, vediamo Afrodite perfettamente acconciata che tiene la mano sulla spalla di Adone, come a voler simboleggiare il loro legame, e Adone, a sua volta, indica un piccolo personaggio alato, interpretato come Eros, ma privo di didascalia. Una possibile lettura è che si tratti dello stesso Pothos che compare svolazzante al centro della composizione: si tratta infatti del “desiderio”, indicato da Adone come simbolo dell’innesco della scintilla degli amori fra gli dei e gli uomini e che ricompare appunto, in scala maggiore, proprio sopra la coppia di Giove ed Europa per favorire la loro unione amorosa e che forse l’artista non ha ritenuto necessario dotare della didascalia, perché già reso riconoscibile attraverso l’espediente della ripetizione. Per finire, la presenza degli dei marini e soprattutto di Scilla costituisce un riferimento insolito perché il loro coinvolgimento nel mito viene ricordato per la prima volta da fonti di molto successive all’opera, come Mosco (Eurfc04), Orazio (Eurfc06) e, soprattutto Luciano (Eurfc12). Lo stesso Ovidio, curiosamente qualche secolo più tardi, fornisce anche l’ipotesi di un legame fra Scilla e il mito di Europa, narrando più avanti nelle Metamorfosi (libro VIII, vv. 90-151) la vicenda del tragico amore non corrisposto fra Scilla e Minosse (figlio di Europa e Giove).

Nadia De Flaviis