1522
NICCOLÒ degli AGOSTINI, Tutti li libri de Ovidio Metamorphoseos tradutti dal litteral in verso vulgar con le sue allegorie in prosa et istoratio, Venezia 1522, Lib. II
De Giove e de Europa
Era uno re che fu Agenor nomato
lo qual de la finitia era signore
molto gentil, cortese e costumato
et una figlia havea di tal splentore
e di volto si ameno, e tanto grato
che Giove fu di lei preso damore
costui chio dico anchor hebbe tre figli
homeni arditi, et belli piu che gigli
Lun di costor era detto Cilice
et laltro cadmo forte, et animoso
il terzo fu nominato Fenice
nomen de gli altri saggio, e virtuoso
se dilettava questo re felice
di haver armenti, per chera copioso
de thori, e de giuvenche, iqual mandare
spesso a pascer solea vicini al mare.
La bella, et vaga Europa spesse fiate
per suo diporto al mar solea trovarse
con le compagnie sue sagge, et ornate
fra le giuvenche, e thori a solazzarse
hor giove che le fiamme amare, et grate
damor per lei portava, come apparse
Mercurio in cielo con gentil saluto
lacolse, e disse tu sia il benvenuto
Da me glie molto chaspettato sei
pero vatene via senza indugiare
ne curar di parlare con altri dei
e di Agienor fa gir gli armenti al mare
lui non temendo daltri casi rei
sopra il lito marin li fece andare
et Giove scese giu del sommo choro
et converse in un candido thoro
E nel armento entro, ne lo qual era
la bella Europa, e le compagnie sue
vennuta a spasso sopra la rivera
in loco dove non fu forse piue
alhora giove con benignia cera
humilmente tenendo il capo ingiue
gi verso Europa, che vedendol bello
subito prese per le corna quello
Il bianco thor faceva molta festa
a la dongiella, ele man gli leccava
lei fra le corna al sommo de la testa
per meglio carezzarlo lo grattaba
e Giove chel tardar troppo molesta
su la rena del mar si colocava
e la fantina de fioretti, et rose
una vaga girlanda in capo ipose
Poi tanto con il thor si asicuroe
Europa gientil, leggiadra e bella
che ala fin su la schiena gli montoe
Giove alhor si levo carco di quella
e nel gran mar a passo entroe
ma del suo danno tarda accortosi ella
a le compagnie chiedendo soccorso
una man tien al corno, e laltra al dorso
Quelle rimaser sopra de la riva
del mare con stri et angosciosi pianti
mirando europa lor che se ne giva
sul thoro nel mar che li fuggia dinanti
cosi porro la sua diletta diva
per esser lieto sopra ilieti amanti
ne lisola di crete il sommo giove
et li vinse con lei damor le prove
Allegoria de Iove et Europa
Fulgentio pone questa fabula nelli suoi libri, et dice che lo re di crete che fu giove udendo la fama della bellezza di Europa ando nel regno di quella con una nave, nella quale era dipinto un thoro et firmato alla ripa mando al palazzo dello re Agienore uno savio homo et bello dicito re, il quale fece tanto che Europa venne al lito a veder la detta nave et mentre che quella discostasi dalle compagnie piena di meraviglia la mirava, giove subito la rapi et portosela in creta, e perche nelle vele de ditta nave eravi dipinto el thoro percio li poeti fingono che Giove transformato in thoro rapi la bella Europa.