III-IV sec. d.C.
ACHILLE TAZIO, Gli amori di Leucippe e Clitofonte, I, 1
Traduzione tratta da: Achille Tazio, Leucippe e Clitofonte, a cura di Vox O., inCanfora L. (a cura di), Storie d’amore antiche, Dedalo, Bari 1987, pp. 27-29
(…) Il quadro raffigurava Europa: con il mare dei Fenici e la terra di Sidone. Sulla terra un prato e un gruppo di fanciulle; sulla superficie del mare nuotava un toro, e sul dorso del toro sedeva una bella fanciulla, che navigava con il toro verso Creta. Il prato era coperto di fiori; ad essi si mescolava una fila di alberi e piante: fitti gli alberi, folto il fogliame; i ramoscelli univano le loro foglie e l'intreccio delle foglie formava un tetto sopra i fiori. L'artista aveva rappresentato sotto le foglie perfino l'ombra, e il sole penetrava dolcemente giù sul prato a sprazzi, secondo le fessure che il pittore aveva dischiuso nel manto compatto delle foglie. Il prato era protetto da una cinta di mura per tutto il perimetro; all'interno della cerchia dei tetti si stendeva il prato. Le aiuole dei fiori crescevano allineate sotto i rami delle piante: narcisi, rose e mirti. Nel mezzo del prato dipinto scorreva dell'acqua, che ora sgorgava dal basso, dalla terra, ora si riversava tra i fiori e le piante. Era raffigurato un giardiniere con una zappa in mano, piegato su un canale ad aprire la via allo scorrere dell'acqua. Al margine del prato, in direzione delle lingue di terra verso il mare, l'artista aveva collocato le fanciulle. L'atteggiamento delle vergini era tanto di gioia che di paura: corone strette attorno alle fronti; capelli sciolti sulle spalle; nude nella gamba intera, scoperta nella zona superiore della tunica, in quella inferiore del calzare, perchè la cintura tirava la tunica fino al ginocchio. Pallide in volto, le guance tirate, gli occhi spalancati sul mare, la bocca socchiusa, quasi che per paura stessero addirittura per emettere un grido; protendevano le braccia verso il toro. Avanzavano sulla superficie del mare, fino a che l'onda superava di poco i piedi: davano l'impressione di voler correre, sì, verso il toro, ma di temere ad inoltrarsi nel mare. Il colore del mare era duplice: rossiccio nella parte verso terra, azzurro cupo verso l'aperto. Erano stati resi schiuma, scogli e onde: gli scogli più alti della terra, la schiuma che imbiancava tutt'intorno gli scogli, l'onda che s'impennava e si frangeva in schiuma attorno agli scogli. Al centro del mare era raffigurato un toro trasportato dalle onde e, nel punto in cui la zampa del toro piegandosi si curvava, l'onda si sollevava come un monte. La fanciulla sedeva in mezzo al dorso del toro, non a cavalcioni, ma su un fianco, i piedi riuniti verso destra, tenendosi afferrata con la sinistra a un corno, come un auriga alle briglie; e difatti il toro, come guidato da briglie, era rivolto piuttosto da questa parte, seguendo la tradizione della mano. Una tunica attorno al tronco della fanciulla fino alle pudende; da qua un mantello velava la parte inferiore del corpo: bianca la tunica, purpurea il mantello. Il corpo traspariva attraverso i vestiti: ombellico profondo, ventre teso, fianco stretto (questa strettezza scendendo verso la vita si allargava), mammelle che sporgevano dolcemente dal petto; e la cintura che raccoglieva la tunica stringeva anche le mammelle, e la tunica risultava specchio del corpo. Entrambe le braccia erano distese, un braccio verso il corno, l'altro verso la coda. E dalle due braccia, da un lato all'altro pendeva, al di sopra della testa, un velo spiegato tutt'intorno alle spalle; la piega del peplo, gonfia da ogni parte, era tesa (ecco come il pittore rendeva il vento). Ella sedeva sul toro come su di una nave in cammino, servendosi del peplo come vela. Attorno al toro danzavano delfini, giocavano Eroti; si sarebbe detto che ne fossero dipinti perfino i movimenti. A tirare il toro era Eros: Eros, un piccolo fanciullino, teneva dispiegate le ali, la faretra appesa, la fiaccola in mano; volgeva lo sguardo in direzione di Zeus ed accennava un sorriso, come se volesse prenderlo in giro, perchè per opera sua era diventato toro.