Eurfc08

I sec. d.C.

OVIDIO, Fasti, V, 603-618

Traduzione tratta da: Fasti e Frammenti, in Opere di Publio Ovidio Nasone, a cura di Stok F., vol. IV, UTET, Torino 1999, pp. 390-393

14. F C

Idibus ora prior stellantia tollere Taurum

     indicat: huic signo fabula nota subest.

praebuit ut taurus Tyriae sua terga puellae               605

     Iuppiter et falsa cornua fronte tulit,

illa iubam dextra, laeva retinebat amictus,

     et timor ipse novi causa decoris erat;

aura sinus implet, flavos movet aura capillos:

     Sidoni, sic fueras aspicienda Iovi.                       610

saepe puellares subduxit ab aequore plantas,

     et metuit tactus adsilientis aquae;

saepe deus prudens tergum demisit in undas,

     haereat ut collo fortius illa suo.

litoribus tactis stabat sine cornibus ullis                    615

     Iuppiter inque deum de bove versus erat.

taurus init caelum: te, Sidoni, Iuppiter implet,

     parsque tuum terrae tertia nomen habet.

 

14 Maggio

La notte che precede le Idi vede il Toro alzare la sua fronte coperta di stelle. A questa costellazione è dedicata una celebre storia. In sembianza di toro Giove offrì il dorso alla fanciulla di Tiro; recava delle corna sulla fronte posticcia. Lei con la destra gli abbraccia il collo, con la sinistra si trattiene la veste. La sua bellezza era ulteriormente esaltata dalla paura che aveva. Il vento le gonfia il vestito, il vento agita i suoi biondi capelli: ecco come ti offrivi fanciulla Simonia, allo sguardo ammirato di Giove. Più volte lei solleva dalla superficie del mare i suoi piedi da fanciulla, temendo di venire bagnata dal ribollire dell’onda. Più volte il dio immerge astutamente il dorso nell’acqua per farla aderire con maggior forza al suo collo. Arrivati alla riva, Giove si alza in piedi privo di corna: da bove che era è tornato ad essere un dio. Il Toro sale nel cielo mentre tu, fanciulla Simonia, sei ingravidata da Giove, e ad un terzo delle terre emerse è conferito il tuo nome.