10: Callisto

Titolo dell’opera: La seduzione di Callisto

Autore: Giovanni da Udine

Datazione: 1537-1539

Collocazione: Venezia, Palazzo Grimani

Committenza: Giovanni Grimani

Tipologia: bassorilievo

Tecnica: stucco bianco

Soggetto principale: Giove seduce Callisto sotto le spoglie di Diana

Soggetto secondario:

Personaggi: Callisto, Diana, Amorino

Attributi: arco, frecce, faretra, aquila (Diana-Giove)

Contesto: paesaggio boschivo

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Mercalli M.-Tozzi S., Il mito di Callisto, in Giorgione e la cultura veneta tra ‘400 e ‘500: mito, allegoria, analisi iconologica, De Luca, Roma 1981, pp. 156-157; Dacos N.-Furlan C., Giovanni da Udine 1487-1561, Casamassima editore, Udine 1987, pp. 165-169; Cieri Via C., L’arte delle metamorfosi, Lithos, Roma 2003, p. 353

Annotazioni redazionali: L’immagine fa parte di un ciclo di quattro bassorilievi a stucco, presenti nella “stanza di Diana”, e raffiguranti i momenti principali del mito di Callisto. L’opera fu commissionata da Giovanni Grimani a Giovanni da Udine nel 1537: “A Venecia del 1537. Iten io Giovani Ricamatore per conto del’opera che facio al reverendo abate Grimani in chasa sua, zoè una cameretta di stuchi, lavorata di mia mano, e ho receputo a bon conto a nome d’esso monsignore abate ducati vinti in la prima partita”. Attualmente l’anno di conclusione dei lavori, indicato dallo stesso artista, secondo quanto afferma il  Meschini, non è leggibile a causa di un denso strato di sporco  presente sui rilievi. Nel 1815, però, il Meschini riporta l’anno 1539, ai suoi tempi ancora leggibile. Oggi possiamo sapere con certezza che la data proposta dal Meschini è corretta, attraverso la conoscenza dei libri dei conti dell’artista, infatti Giovanni da Udine il 15 settembre 1539 scrive: “nota chome che io Giovanni Ricamatore da Udena pitore in tal dì sopraditto finì uno camerino di stuchi al reverendo vescovo de Ceneda [...] in Venecia. E fui pagato chon preciso di schudi 80 over per dir meglio ducati otanta. Ebe le spese e la stanzia fin che io feci ditta opera in Venecia, ma fu pocho el pagamento, ma mi contentai per essermi amicho e patrone”. Le cornici dei bassorilievi sono decorate con rosette alternate a protomi umanizzate e animali, riprese dalle decorazioni della Villa Adriana a Tivoli: ciò dimostra l’interesse del committente per il gusto anticheggiante La composizione realizzata presenta numerose somiglianze con quella che sarà l’incisione successiva che rappresenta il mito di Callisto nell’opera “Picta poesis” di Bartolomeus Anulus, edita a Burges nel 1565. L’immagine raffigura l’episodio in cui Callisto viene sedotta da Giove che le appare sotto le sembianze di Diana, della quale possiede anche gli attributi, come l’arco, le frecce, la faretra e il cagnolino. L’artista ha colto, in realtà, il momento precedente a quello che sarà il fatto determinante della vicenda: la fanciulla dorme distesa ed inconsapevole di quello che avverrà, in un ambiente naturale che sembra accoglierla e proteggerla. La rupe accompagna e sostiene il suo corpo aggraziato, mentre gli alberi attorno a lei ne esaltano la bellezza. Alla sua destra avanza la figura di Giove-Diana, proiettata in avanti, con espressione decisa, a contrastare quella sognante e fiduciosa di Callisto addormentata. La freccia, posta nella direzione della fanciulla, sembra quasi volerla colpire e simbolicamente rappresenta la freccia di Eros, pronto a suscitare l’amore. Sullo sfondo appare, per chiarire la vera identità della figura centrale, l’aquila, l’uccello sacro a Giove. Tutta la scena, nel contrasto tra la rilassatezza della figura addormentata e l’azione che si prepara nella parte centrale, presenta in modo incisivo e drammatico l’intrigo preparato da Giove, per vincere l’impegno di castità richiesto alle ninfe di Diana: è il momento dell’inizio del dramma di Callisto.

Giulia Masone