Corfr02

1522

NICCOLÒ degli AGOSTINI, Tutti li libri de Ovidio Metamorphoseos tradutti dal litteral in verso vulgar con le sue allegorie in prosa et istoratio, Venezia 1522, Lib. II, ff. 17v, 18r, 19

 

DEL PARLAMENTO DEL CORVO E DELLA CORNICE

Ovidio pur favoleggiando dice

Del corvo del qual hoggi intendette

Come nero divennero infelice

Per lopre sue malvagie, et maledette

E de la mutation de la cornice

Che glintervenne per sue novellette

Tutto per punto vi farò sentire

Benigniamente volendomi udire

 

Eravi un re nomato Coroneo

De la provincia di Phocide detta

Per sua virtute quasi un scemideo

Et una figlia di bellezze eletta

Havea, nemica dogni vitio reo

De sedici anni in circa giovinetta

Detta Coronis, si benignia, et grata

Che meritò da Apollo esser amata

 

E spesse volte dal ciel discendea

In forma humana giacendoli a lato

E di la donna il suo piacer prendea

Come suol far ogni homo inamorato,

Hor questa dama un servitor havea

Chera da tutti Corvo nominato

Il quale un giorno trovò con costei

Un novo amante che giacea con lei

 

Et come iniquo, et falso servitore

Per voler ad Apollo rivellare

Tal fallo, senandò con gran furore

E in la cornice shebbe a riscontrare

Chera sua amica, et li portava amore

La qual vedendol così presto andare

Li disse dove vai Corvo sì in fretta

Dhè dimmi la ragion firmati aspetta

 

Corvo rispose, gir voglio ad Apollo

E dirli come un giovinetto giace

Con Coronis sua amante abbraccia a collo

Non lì essendo esso ognihor quando li piace

Acciò c’habbi da lui di morte il crollo

Quella putana perfida, et falace

Che con sue astutie, et suoi peccatii rei

Inganna il mondo, et li superni dei

 

Ahi disse la cornice non far corbbo

Et odi quel che la mia lingua gracchia

Non esser tu cagion di questo morbbo

Ne ti bollar la faccia di tal macchia

Che questa bastonata feria d’orbbo

E se tu corvo sei, Io son cornacchia

Perché m’aveggio che se tul dirai

Come la forma il color muterai

 

(...) 

 

 

Per tutte queste cose assai ti prego

Corbbo, che tu non vada a palesare

Di tua madonna il fallo chio ti allego

Che mal harai del tuo mal raportare

E non mi far di questa gratia nego

Rispose il corbo, et io gli voglio andare

Al tuo dispetto, et suplico gli dei

Che a te sol vengin questi anontii rei

 

DELLA MORTE DE CORONIS ET DE COME NACQUE ESCULAPIO

 

Così da la Cornice fu partito

Il corbbo, e presto per laria voloe

E là dovera Apollo ne fu ito

E  il fallo de Coronis gli narroe

Per la qual nova Apollo incredulità

Le acute sue saette in man piglioe

E si trasse di testa la corona

E ogni sua cosa preziosa, et bona

 

Poi con una di lor percosse forte

La sua donna nel petto iratamente

E poi che gli hebbe donata la morte

Fe come quello che tardi si pente

Perché maledicendo lempia sorte

corse per dargli agiuto prestamente

E pigliò lherbe, ma non fu sì presto

Che spirò lalma dal corpo funesto

 

Alhor Apollo senza far dimora

Li aperse il ventre, et indi un figluol trasse

Che fu detto Esculapio di quel fora

Et a Chiron il die chel nodrigasse

Poi vuolse per la doglia che laccora

Chel corbbo bianco nero diventasse

Per testimonio del sua gran peccato

Raportator malvagio, e scelerato

 

ALLEGORIA DEL CORVO

Per lo corbbo se intende uno grande fabulatore elquale se diletta sempre de dire et raportare il male, et prima chel commetta tale errore è bianco, et poi per lo peccato è fatto negro et sozzo, così per il suo difetto non trova alcuno che del ui se fidi, ma la istoria vera è che Apollo essendo vivo al mondo ama una donna laquale gli fece fallo, et uno suo famiglio detto Corvo avedendosi di ciò lo revello ad Apolline per la qual cosa Apollo uccise la donna sua con la saetta, et essendo gravida e presso al parto morta che fu la fece aprire nel ventre e trascegli fora Esculapio che fue solenne medico, de la quale uccision Apollo fu subito pentito et la fece seppellire onoratamente, et vestir la famiglia di nero, fra la qual famiglia eravi anchora il detto servo Corvo, onde Apollo sempre che lo vedea se ricordava de la sua donna che per il suo mal raportare aveva uccisa, per la qual cosa così vestito di nero lo cacciò via, et per questo il Poeta fabuleggiando dice che Apollo di bianco chera in nero lo tramutoe, il qual corbbo andando trovò una femina sua parente chiamata Cornice la quale prima commettessi lo errore del mal raportamento della donna lo contradisse si come disopra avete odito.