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1375-1377

GIOVANNI dei BONSIGNORI, Ovidio Metamorphoseos vulgare, Lib. II, cap. XVI

(Testo tratto dall’edizione a stampa del 1497)

Ed. critica a cura di Ardissimo E., Bologna 2001, p. 130

 

Como li corbi, li quali erano bianchi, deventarono neri. Capitulo XVI

Seguita Ovidio la fabula delli corbi, perché nel fine di Calisto toccò de tal materia, e dice così: con ciò sia cosa che ‘l corbo daprima era bianco e poi diventò nero, ve dirrò la cagione. Quando el corbo era bianco, era dedicato al dio Appollo; Appollo avea una sua amica, la quale era chiamata Cornix e fu figliuola del re Corneo, re della provincia de Focida. Appollo amava molto questa donna, ed una volta avvenne che Appollo se partì da lei, onde la donna prese amore d’uno bello giovene, con lu quale se conove carnalmente. El corbo stava in casa e, vedendo questo, incominciò a volare per l’aire e, trovando Appollo, sì li disse sì come Cornix li avea fatto fallo. Ed andando el 5 corbo per trovare Appollo, scontrò una cornacchia, la quale li disse al corbo: “Dove vai tu?” El corbo li respuse e disse per ciò ch’elli andava. E la cornacchia disse: “Io non voglio che tu ci vade, perciò che te ne porrà male intervenire, come anche avvenne in me in simel caso. Onde sappi che io sono ucella dedicata alla dea Pallas, e quando Giove fulminò li Giganti, sì come tu sai, Giove chiamò Vulcano e disselli: "Da poi che tu hai fabricate sì bone saette, domanda qual merito tu voli ed io t’el darrò".

Allegoria e quinta tramutazione del corbo bianco deventato nero. Segnata per E

Dice Ovidio che’l corbo, per lo reportare che fece ad Appollo, sì li diè questo merito, che sì come da prima era bianco, el fece deventare nero; questo se dichiararà appresso, ma per non trascorrere l’ordene comenzato porrimo la presente allegoria, poi tornarimo all’ordine fabuloso. La quinta trasmutazione fu del corbo bianco deventato nero. Per lo corbo dovemo intendere uno grande favellatore, el quale sempre se diletta de dire e de riportare ogni male e, prima ch’elli falli,  è bianco e puro; per lo peccato poi è nero e sozzo, così per ciascuno peccato non trovando chi di lui se fidi. E vero fo che Appollo, essendo vivo al mondo, amò una donna la quale li fece fallo. Uno suo famiglio che ebbe nome Corbo, avvedendose de ciò, el revellò ad Appollo, onde Appollo uccise la detta donna con una saetta e la donna era gravida e presso al parto, la qual poi che fu morta la fe’ sparare e trassene fuora um bel figliuolo, el qual fu poi chiamato Esculapio e fu poi solenne medico. Appollo fu subito pentuto de ciò che avea fatto, onde fe’ sepellire la donna onoratamente e fece vestire li soi famigli de nero, fra li quali era Corbo. Appollo poi, sempre che vedea Corbo, se ricordava dell’amica sua, per la qual cosa, così vestito a nero, al cacciò via e quindi fabulezzano li poeti che’l corbo, essendo bianco, deventò nero. La qual cosa li stette bene, perciò che andando trovò una femina, sua parente, ch’avea nome Cornacchia, la quale li contradisse ogni cosa, si come nella sua allegoria se dechiararà.