Latfr17

1680 d.C.

FILIPPO PICCINELLI, Mundus Symbolicum.

Nella stampa di Francesco Vigone, Milano, 1680

Capitolo XIII, p.51

n. 369

Galassia Via Lattea

Alla formazione della Via Lattea concorre un numero grande di stelle, le quali con la rifrattione de iraggi loro, cagionato quella segnalata bianchezza, che in guisa d’una fascia s’attraversa al fermamento; a cui perciò può darsi ; conflatur innumeris. Così la strada del cielo viene formata da molte virtù, l’una con l’altra amichevolmente connesse e collegate. Ciò che per eccellenza, insegnò il Vicario di Cristo 2. Petr. I 5 etc. “ Vos autem curam omnem subinferentes ministrate in fide vestra virtutem, in virtute autem scientiam, in scientia autem abstinentiam, in abstinentia  autem patentiam, in patientia autem pietatem, in pietate autem amorem fraternitatis, in amore autem fraternitatis charitatem etc.” Seneca anch’esso Epist. 67 dimostra che la virtù perfetta, di moltè virtù è aggregata; “ cum aliquis tormenta fortiter patitur, omnibus virtutibus utitur fortasse cum una in proptu fit, et maxime appreat patientia. Ceterum illic est fortitudo: cuius patientia, et perpessio, et tolerantia rami sunt. Illic est prudentia, sine qua nullu initur consilium- illic est constantia: quae deijci loco non potest- illic est individuus ille comitatus virtutum etc.

n. 370

Manilio nel lib. I parlando di questo circolo di latte, ond’il cielo è abbellito, disse “ Nec querendus erit; visus incuruit in ipsos

  Sponte sua, seque ipse docet, cogitique notarii;

però se gli si può dare; visus incurrit in ipsos a cui altri sovrapose;indice non indiga; simbolo espresso della santità, dell’innocenza, e della vera virtù, le quali da loro medesime, senza veruna diligenza, si rendono ragguardevoli a gli occhi dell’universo, e mal potendo occultarsi, attrahono tutti ad ammirarle, e celebrarle, e se ne videro le prove in S. Gio. Battista, in S. Antonio Abbate, in S. Antonio da Padoa, ed altri cento, la virtù de i quali, senza alcun artificio esterno, attrasse un mondo a’loro ossequi.

n. 371

Inerendo alle dottrine dei Mitologi, che gli Eroi camminando per la Via Lattea, si conducessero a godere la chiarezza del cielo, il P. Gamberti le diede le parole di Claudiano de 3 Consul. Honor. Haec Semita Laudum, insegnando che il vero honore e la vera gloria, non si debba, che per lo più sono fangose, fallaci, e precipitose; ma co’l caminare sù le strade celesti della purità, dell’innocenza, e della Cristiana Virtù, pietà e divotione, le quali à dirittura ne conducono a i veri, e gloriosi applausi.

n.372

S. Carlo Borromeo, l’Infiammata fra gli Affidati di Pavia, hebbe l’impresa della Galassia, co’l cartello:Monstrat Iter, motto che D. Pietro Re di Portogallo diede alla stella del polo; ed è significativo del buon esempio, della S. Fede, della Angelo Custode, quali tutti ci scoprono la strada, per poter rettamente camminare; ma quadra sopra il tutto questo motto a maria Vergine che da noi viene supplicata:

                          Vita presta pura

                           Iter paratutum

della quale il mio Concanonico Absalone Abbate Ser. 3 I in “Annuntiat. B. Virg. Cost.; Maria in hoc mundo tortuose viventibus, aliis rectam viam bonae operationis, aliis rectam viam humilitatis, aliis rectam viam castitatis ostendit.

n. 373

In lode di un pubblico Magistrato, pieno di tanta benignità, che nessuno di quelli che a lui ricorrevano restava mai defraudato della sua giusta speranza, e confidenza, fu fatta impresa della Galassia, co’l motto: Nec Fallit Euntes. Doveva forse questo tale portar al cuor la massima di Tito Imperatore, solito dire: Non oportere quemquam, a sermone Principitis tristem descedire. Svet., in Tito num.8. Ma questo motto a voi quadra, o gran Madre d’Iddio, già che di voi San Bernardo Hom.2 “Super missus est. Ipsam sequens non devias, ipsam rogans non desperas, ipsam cogitans, non erras, ipsam protegente non metens, ipsa duce non fatigarus, ipsa propitia ad portum peruanis etc.

n. 374 (FEDE)

alla Galassia fu chi soprapose candore Notabilis, che non solamente Può ADATTARSI ALLA FEDE,della quale Ludovico Ariosto.

Una macchia, un sol neo la può far brutta. E dopo di lui Guido Cafoni nel Emplerna Politico sesto decimo, parlando della fede, cioè della promessa fatta ad altri così cantò:

E qual candida strada in Ciel fregiata

Di stelle minutissime si scopre

Tra l’ombre oscure più lucente, e bella;

Tal la serbata fè, ch’in nobil alma

Splende, più chiara appar, più luminosa

Ne gli avversi accidenti, e ne perigli.

Ma nè inserisce al vivo la purità di Maria Vergin, superiore a quella di tutte le creature; onde a lui rivolto S. Gregorio Taumaturgo Ser. 2 in Annuntiat “ Tu sancta omni humana natura gloriosor, ac purior, sanctiorque effecte es, ac nive quidem candiorem habens mentem etc

............................