60-30 a.C. ca.
DIODORO SICULO, Biblioteca Storica, IV, 9
Testo tratto da: Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, a cura di Canfora L., traduzione di Labriola I., Sellerio Editore, Palermo 1986, pp. 195-196
Dicono che di Danae, figlia di Acrisio e di Zeus, fosse figlio Perseo; con lui si unì Andromeda figlia di Cefeo, e nacque Elettrione; a lui si sposò Euridice, figlia di Pelope, e procreò Alcmena; con lei si unì Zeus con l'inganno, e generò Eracle. Tutta la radice della stirpe si dice che risalga da entrambi i genitori, nel modo che abbiamo detto, al più grande degli dèi. La sua virtù la si può vedere non solo nelle imprese, ma si riconosce anche prima della nascita. Zeus, quando si unì con Alcmena, triplicò la notte, e con la lunghezza del tempo consumato per procrearlo preannunziò la forza eccezionale del figlio che sarebbe nato. Insomma egli non ebbe questa relazione per desiderio erotico, come per le altre donne, ma soprattutto con lo scopo di avere un figlio. Perciò, anche perché voleva dar legalità all'unione, non volle far violenza ad Alcmena, ma non sperava affatto di persuaderla a causa della sua costumatezza. Decise di ingannarla, e la trasse in errore assumendo in ogni cosa l'aspetto di Anfitrione. Quando il tempo naturale per le donne gravide fu trascorso, Zeus, portato con la mente al pensiero della nascita di Eracle, alla presenza di tutti gli dèi preannunziò che avrebbe fatto re, dei discendenti di Perseo, colui che fosse nato in quel giorno. Era, piena di gelosia, con la collaborazione di sua figlia Ilitia; frenò le doglie del parto di Alcmena, e portò alla luce Euristeo prima del giusto tempo. Zeus, pur vinto da questo stratagemma, volle mantenere la promessa e preoccuparsi della fama di Eracle. Dicono perciò che egli persuadesse Era ad un accordo: Euristeo sarebbe stato re, secondo la propria promessa, ed Eracle, sottoposto ad Euristeo, avrebbe compiuto dodici imprese, di cui Euristeo avrebbe dato gli ordini, e, cosi facendo, avrebbe ottenuto l'immortalità. Alcmena partorì, e temendo la gelosia di Era espose il neonato nel luogo che ora da lui si chiama «campo di Eracle ». Proprio a quel tempo Atena gli si avvicinò in compagnia di Era, e presa da ammirazione per la figura del bambino, persuase Era a porgergli il seno. Il fanciullo tirò la mammella con troppa violenza per la sua età, ed Era colpita dal dolore scagliò via il neonato; ma Atena lo portò da sua madre, e le ordinò di allevarlo. Ci si potrebbe giustamente meravigliare dell'aspetto paradossale dello strano fatto: la madre che doveva amarlo teneramente stava per rovinare il proprio figlio, mentre colei che nutriva contro di lui un odio da matrigna salvò il suo naturale nemico.