Titolo dell'opera:
Autore: Laurent de La Hyre
Datazione: 1650-1656 ca.
Collocazione: Lisieux (Calvados), Palazzo di Giustizia (ex Palazzo Vescovile), Sala dorata, camino
Committenza: Léonor de Matignon
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tela (1,90x1,50 m)
Soggetto principale: Prometeo trasmette il fuoco agli uomini
Soggetto secondario:
Personaggi: Prometeo, uomini
Attributi: torcia accesa, barba (Prometeo)
Contesto: scena all’aperto
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Rosenberg P.- Thuillier J. a cura di, Laurent de La Hyre, 1606-1656: l’homme et l’ouvre, catalogo della mostra (Grenoble, Musée de Grenoble, 14 janvier-10 avril 1989, Rennes, Musée de Rennes, 9 mai-31 aout 1989, Bordeaux, Musee de Bordeaux, 6 octobre 1989-6 janvier 1990), Skira, Geneve 1988, p. 316, n. 293
Annotazioni redazionali: La tela, realizzata presumibilmente intorno al 1650-56, fu realizzata da Laurent de La Hyre per il vescovo di Lisieux, Léonor de Matignon, personaggio estremamente colto e protettore delle arti, che ricopriva la carica dal 1646. Il dipinto è conservato nell’antico Palazzo Vescovile, precisamente nella Sala dorata, e sembra conservare la sua funzione originaria di elemento decorativo del caminetto, sebbene sia stato sottolineato come l’originarietà della decorazione della sala sia tutt’altro che certa (Rosenberg-Thuillier, 1988). Il soggetto, estremamente raro, rappresenta la trasmissione del fuoco rubato da Prometeo agli uomini, momento del mito molto antico dal punto di vista letterario, ma che godette di scarsa fortuna iconografica nella pittura vascolare antica dove era preferita la scena della trasmissione ai satiri, ispirata molto probabilmente al dramma satiresco di Eschilo intitolato Prometeo attizzatore del fuoco (Promfc07; Cfr. scheda opera 05). Al centro della tela, si vede il Titano, con la tradizionale barba ancora bruna, con il busto nudo ed i fianchi coperti da un drappo rosso, che stringe con entrambe le mani un lungo bastone la cui estremità arde grazie al fuoco che brucia a terra, sulla destra della scena. Il volto di Prometeo, così come il suo busto proteso in avanti, è rivolto ad un gruppo di uomini sulla sinistra che alzano le mani con le palme bene in vista in un chiaro gesto di paura. Solamente un bambino ed un uomo sulla sinistra sembrano incuriositi e si chinano per osservare meglio lo spettacolo delle fiamme, mentre due vecchi sullo sfondo osservano con espressione assorta. La scena è ambientata in uno spazio aperto, caratterizzato da un albero sulla sinistra e da due tronchi secchi sulla destra, in prossimità del fuoco. Un aspetto singolare è costituito dalle costruzioni anticheggianti che si inseriscono nel paesaggio: una sorta di colonnato architravato parzialmente coperto da un obelisco scolpito; sin dall’antichità infatti il dono del fuoco da parte di Prometeo ha dato inizio alla civilizzazione degli uomini che prima vivevano una vita segnata dalla brutalità, privi di qualunque conoscenza e capacità tecnica, compresa quella di costruire delle abitazioni, come si legge, tra gli altri, nel Prometeo incatenato di Eschilo (Promfc04). Inoltre l’evidente paura che coglie gli uomini di fronte al fuoco, per altro comprensibile da un punto di vista antropologico, non è riconducibile ad alcuna fonte testuale, anche perché generalmente l’umanità è presentata come soggetto passivo di un’agire che è a suo beneficio e sul quale non ha alcuna possibilità di intervento. In Rosenberg-Thuillier (1988) si sottolinea inoltre come sia straordinaria la scelta del mito prometeico per un caminetto, pur riconoscendone la pertinenza in quanto mito connesso con il fuoco, dato che nel XVII secolo si preferiva rappresentare Vulcano o l’Incendio di Troia. In realtà in ambito italiano, la scelta di Prometeo come soggetto decorativo per camini non è così inusuale dato che venne scelto, tra gli altri, da Pellegrino Tibaldi in Palazzo Poggi a Bologna (Cfr. scheda opera 46) ed dal Guercino nel suo studio in Casa Fabri a Cento (Cfr. scheda opera 65).
Silvia Trisciuzzi