65: Prometeo

Titolo dell'opera:   

Autore: Francesco Barbieri, detto il Guercino

Datazione: 1616 ca.

Collocazione: Cento, Cassa di Risparmio (Da Casa Fabri)

Committenza: 

Tipologia: dipinto

Tecnica: affresco (staccato e posto su tela)

Soggetto principale: Prometeo anima il primo uomo

Soggetto secondario: 

Personaggi: Prometeo

Attributi: uomo, torcia accesa (Prometeo)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Raggio O., The Myth of Prometheus. Its survival and metamorphoses up to the eighteenth century, in “Journal of the Warburg and Courtauld Institutes”, 21, 1958, p. 60; Salerno L., I dipinti del Guercino, Bozzi, Roma 1988, p. 108, n. 26; Barbieri G. F., Il Guercino 1591-1666, a cura di Mahon D., catalogo della mostra (Bologna, Museo Civico Archeologico-Cento, Pinacoteca Civica e Chiesa del Rosario 6 settembre-10 novembre 1991), Nuova Alfa Editoriale, Bologna 1991, p. 54, n. 15; Stone D. M., Guercino. Catalogo completo dei dipinti, Cantini, Firenze 1991, p. 41, n.22; Negro E., Guercino: “gli inizi del periodo giovanile”, in Giornata di studi guerciniani, 19 ottobre 1991, Cento, Centro Studi Baruffaldi, Cento 1991, p. 172

Annotazioni redazionali: L’affresco del Guercino è stato individuato dalla critica, sulla scorta della fonte del Malvasia (1678, II, p. 258), come appartenente alla decorazione di una delle due stanze che Bartolomeo Fabri aveva concesso all’artista intorno al 1616 perché vi potesse tenere le proprie lezioni di disegno di nudo. La descrizione della scena con Prometeo si ritrova in alcune guide settecentesche della città di Cento, tra le quali è particolarmente interessante quella di Righetti del 1768, intitolata “Le pitture di Cento e le vite in compendio di vari incisori e pittori della stessa città”, in cui l’affresco è descritto come parte della decorazione di un camino, collocazione tipica in area emiliana, secondo la Raggio (1958), per la raffigurazione di tale soggetto come dimostrano le opere di Pellegrino Tibaldi a Palazzo Poggi (Cfr. scheda opera 46) – sebbene Malvasia parli invece di Palazzo Fava (1678, I, p. 193) – e di Ludovico Carracci a Casa Casali (Malvasia, 1678, I, p. 495). La scena rappresentata è quella dell’animazione del primo uomo ad opera di un Prometeo insolitamente sbarbato e giovanile, come indica la folta capigliatura scura. Il Titano, nudo e panneggiato in un drappo rosso, è seduto con il busto leggermente proteso in avanti nell’atto di avvicinare una torcia accesa al petto dell’uomo seduto sulla sinistra della scena. Quest’ultimo - realizzato forse da Lorenzo Gennari come denuncia la sua figura spigolosa e disarticolata (Negro, 1991) -  è connotato come essere inanimato dal suo colorito spento, quasi grigiastro, mentre la posizione della testa reclinata all’indietro e il braccio sinistro sollevato verso la bocca avvicinano l’atto dell’animazione ad un’immagine di risveglio dal lungo sonno dell’incoscienza. L’iconografia della scena deriva dalla tradizione figurativa medioevale; in diverse miniature infatti Prometeo è presentato con in mano una torcia accesa che avvicina al corpo inerte del primo uomo (Cfr. scheda opera 19 e scheda opera 20), ma un particolare della fronte di un sarcofago del III sec. d.C., conservato al Louvre (Cfr. scheda opera 13), in cui il Titano trasmette il fuoco all’uomo con una torcia, accostata però al volto della creatura, è stato interpretato da Turcan (1999) come metafora dell’immissione del fuoco divino nell’uomo e quindi come simbolo dell’anima immortale e divina. Nell’affresco del Guercino, Prometeo potrebbe ricoprire il ruolo tradizionale di introduttore delle arti per mezzo del fuoco divino, ma nella veste di creatore-artista che risveglia la creatività nei propri allievi, un simbolo del Guercino stesso che in quelle stanze teneva la propria bottega (Stone, 1991).  L’associazione dell’opera prometeica con quella creatrice dell’artista è tipica dell’interpretazione evemeristica e si ritrova in Lattanzio (Promfc39), Isidoro di Siviglia (Promfm03) e Petrus Comestor (Promfm08)  ed in seguito è citata da Dolce (Promfr12) e da Cartari (Promfr15).

Silvia Trisciuzzi