54: Prometeo

Titolo dell'opera:   

Autore: Battista Zelotti

Datazione: 1567-70

Collocazione: Vicenza, Palazzo Valmarana Braga

Committenza: Isabella Nogarola

Tipologia: dipinto murale

Tecnica: affresco

Soggetto principale: Prometeo anima il primo uomo con l’aiuto di Minerva

Soggetto secondario: 

Personaggi: Prometeo, Minerva

Attributi: barba, torcia accesa, uomo (Prometeo); lancia, elmo (Minerva)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Ivanoff N., Il mito di Prometeo nell'arte veneziana del Cinquecento, in “Emporium”, 69, 1963, p. 51-58; Brugnolo Meloncelli K., Battista Zelotti, Berenice, Milano 1992, pp. 116-117

Annotazioni redazionali: Palazzo Valmarana fu realizzato dal Palladio su committenza di Isabella Nogarola, vedova di Giovanni Alvise Valmarana, personaggio eminente della nobiltà vicentina, letterato e fondatore dell’Accademia dei Costanti, estimatore dell’arte palladiana. L’intervento del Palladio si colloca molto probabilmente intorno al 1566, come testimonia il contratto, relativo alla costruzione del palazzo, stipulato tra Isabella Nogarola ed il capomastro Pietro di Nanto il 14 dicembre 1565 (Brugnolo Meloncelli, 1992). Battista Zelotti  realizzò, tra il 1567 ed il 1570, gli affreschi che decorano una piccola stanza al pianterreno che presenta un soffitto con volta a botte ribassata, scompartito geometricamente da festoni in stucco, opera molto probabilmente di Lorenzo Rubini. Brugnolo Meloncelli (1992) sostiene questa datazione in base alla testimonianza del Vasari che in occasione del viaggio del 1566 non nomina gli affreschi, di cui invece parla il Palladio nel 1570. Al centro del soffitto si trova un ovale raffigurante Aurora accompagnata dalle Ore, al quale sono accostati due ovali a monocromo raffiguranti il Tempo e la Fama. Intorno quattro esagoni che rappresentano una scena di naufragio, Venere e Adone, Ercole che uccide Caco e Prometeo che anima il primo uomo. Completano la decorazione, due ovali, in linea con quello centrale, ma di dimensioni inferiori, con Mercurio e un Angelo con le stelle. L’esagono che raffigura il mito di Prometeo mostra sulla sinistra il Titano, caratterizzato da una lunga barba bianca che lo connota come saggio, mentre avvicina al volto di un uomo disteso a terra una torcia accesa. Si tratta quindi del momento dell’animazione del primo uomo per mezzo del fuoco celeste rubato da Prometeo che presenta nell’affresco un particolare raro, un paio di ali spiegate, riconoscibile anche negli affreschi zelottiani della Stanza di Caco e Prometeo nella Villa Malcontenta (Cfr. scheda opera 51) e in un rilievo esterno della Libreria Marciana (Cfr. scheda opera 37). Questo particolare è estraneo alla tradizione ovidiana e va ricondotto molto probabilmente ad una fonte circolante in ambito veneto, non ancora individuata, che attribuiva al già complesso racconto prometeico una valenza allegorica. La presenza della dea Minerva, caratterizzata dai tradizionali attributi, è consueta nella tradizione letteraria e figurativa di questo momento del mito nella quale è spesso sottolineato il riconoscimento, da parte della dea, della bellezza della creazione prometeica e quindi il desiderio di migliorarla donandole un’anima celeste. Brugnolo Meloncelli (1992) invece interpreta la scena come Marte e il Tempo, ma la figura armata è chiaramente femminile, mentre il vecchio alato, che effettivamente può ricordare il Tempo, ha in mano una torcia accesa che accosta al volto dell’uomo, azione che appartiene al mito prometeico dall’epoca medioevale.

Silvia Trisciuzzi