46: Prometeo

Titolo dell'opera: Prometeo rapisce il fuoco con l’aiuto di Minerva

Autore: Pellegrino Tibaldi

Datazione: 1555

Collocazione: Bologna, Palazzo Poggi, pianterreno, camino

Committenza: Cardinale Giovanni Poggi

Tipologia: dipinto murale

Tecnica: affresco

Soggetto principale: Prometeo ruba il fuoco celeste con l’aiuto di Minerva

Soggetto secondario: 

Personaggi: Prometeo, Minerva

Attributi: torcia accesa, barba (Prometeo); lancia , scudo (Minerva)

Contesto: cielo

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Fortunati Pietrantonio V., Pittura bolognese del ‘500, Cassa di risparmio di Bologna, Bologna 1986, vol. II, p. 490; Romani V., Primaticcio, Tibaldi e la questione delle cose del cielo”, Bertoncello Arti Grafiche, Cittadella 1997, pp. 19-63; Pierguidi S., Bologna –Palazzo Poggi, in Cieri Via C., L’arte delle metamorfosi. Decorazioni mitologiche nel Cinquecento, Lithos, Roma 2003, pp. 151-154

Annotazioni redazionali: La decorazione di tre sale del pianterreno di Palazzo Poggi a Bologna ad opera di Pellegrino Tibaldi si inserisce all’interno di un più ampio progetto di rinnovamento del palazzo voluto dai proprietari, Giovanni, divenuto in seguito cardinale, e Alessandro Poggi, morto nel 1551. La datazione dell’intervento decorativo del Tibaldi è estremamente controversa e oscilla dal 1550-1551, al 1551-1553, al 1554-1555, fino ad arrivare al 1556-1558 (Fortunati Pietrantonio, 1986; Romani, 1997). È stato inoltre proposto il nome del Tibaldi anche in relazione al progetto architettonico del palazzo, realizzato da Bartolomeo Triachini, visto il carattere monumentale del cortile che si differenzia in modo significativo dallo stile della facciata (Pierguidi, 2003). L’affresco in questione è datato, attraverso il confronto stilistico, al 1555, nel periodo del ritorno del Tibaldi da Loreto, e appartiene ad un camino di una sala del pianterreno; il soggetto, particolarmente adatto al luogo in cui è situato, rappresenta il furto del fuoco operato da Prometeo con il sostegno benevolo di Minerva, riconoscibile attraverso gli attributi tradizionali. Il Titano infatti, barbuto secondo la tradizione, tiene in mano una torcia accesa sorretto dalla dea che lo ha condotto sull’Olimpo. L’intervento di Minerva è estraneo alle fonti testuali più antiche, ma, introdotto da Luciano di Samosata (Promfc30; Promfc31; Promfc32), diviene elemento caratteristico delle principali fonti tardoclassiche e medioevali fino a giungere alle Genealogiae deorum di Giovanni Boccaccio (Promfm14).

Silvia  Trisciuzzi