36: Prometeo

Titolo dell'opera:   

Autore: Scuola del Sansovino

Datazione: 1537-1554

Collocazione: Venezia, Libreria Marciana, arco di Phanes

Committenza: 

Tipologia: scultura

Tecnica: bassorilievo scolpito

Soggetto principale: Prometeo anima il primo uomo con il fuoco celeste

Soggetto secondario: 

Personaggi: Prometeo

Attributi: torcia accesa, uomo, barba (Prometeo)

Contesto:  

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Ivanoff N., Il mito di Prometeo nell'arte veneziana del Cinquecento, in “Emporium”, 69, 1963, pp. 51-58; Ivanoff N., La Libreria Marciana: arte e iconologia, in “Saggi e memorie di storia dell'arte”, 6, 1968, pp. 44-57; Tafuri M., Jacopo Sansovino e l'architettura del '500 a Venezia, Marsilio, Padova 1972, pp. 48-70; Romanelli G., La libreria Marciana. Il progetto di Sansovino e lo scalone, in Pallucchini R., Da Tiziano a El Greco. Per la storia del Manierismo a Venezia, 1540-1590, catalogo della mostra (Venezia, Palazzo Ducale, settembre-dicembre  1981), Electa, Milano 1981, pp. 277-284; Lotz W., Architettura in Italia: 1500-1600, Rizzoli, Milano 1997, pp. 83-88

Annotazioni redazionali: http://marciana.venezia.sbn.it/dmano.htmL’edificazione della Libreria Marciana, decisa dai Procuratori di San Marco de Supra nel 1537 e affidata al Sansovino, è legata alla volontà di dare una degna collocazione al lascito del Cardinale Giovanni Bessarione che nel 1468 aveva donato alla città di Venezia la sua ricca biblioteca personale composta da numerosi codici greci e latini. Il progetto si inserisce all’interno di un più vasto e complesso programma di risistemazione e ripensamento dell’area marciana, luogo centrale e altamente significativo della città nel quale il potere veneziano celebrava se stesso ed i propri valori istituzionali (Tafuri, 1972; Paolucci, 1981). La costruzione fu conclusa entro il 1554, come testimonia la data 1553 apposta sulla lapide al di sopra della porta d’accesso, per quanto riguarda la facciata rivolta verso Piazzetta San Marco, mentre la facciata rivolta verso il Molo fu realizzata dallo Scamozzi tra il 1588 ed il 1591. L’edificazione procedette tra alterne vicende: il crollo di parte della volta del secondo piano, nel 1545, portò alla carcerazione del Sansovino, ma la situazione fu presto ricomposta ed i lavori ripresero rapidamente (Romanelli, 1981; Lotz 1997). L’edificio presenta due ordini, dorico nella loggia al pianterreno e ionico al di sopra. Inoltre al sistema di semicolonne accompagnate da pilastri si sovrappone un impianto suddiviso in serliane che incorniciano le finestre; l’edificio è coronato da una trabeazione decorata con un fregio di ghirlande di fiori e putti, al di sopra del quale poggia la balaustra con statue isolate. La Libreria è caratterizzata inoltre da un ricco apparato decorativo esterno di gusto antichizzante, realizzato dalla Scuola del Sansovino, composto da figurazioni di Fiumi, teste leonine ed umane, grottesche, Vittorie alate e dalle figurazioni allegoriche e mitologiche che decorano la zona dei sottarchi, connesse queste ultime con le statue corrispondenti poste al di sopra della balaustra. È stato ipotizzato inoltre l’intervento di Vittore Grimani per la definizione - o più semplicemente per una sorta di consulenza - del complesso programma iconografico che quasi certamente però doveva essere stato sviluppato in maniera puntuale da un colto umanista, forse Pietro Bembo, o ancora potrebbe trattarsi di un progetto legato ad un’ampia collaborazione all’interno della quale si inseriva anche il Sansovino; purtroppo però non ci sono pervenute informazioni certe a tal riguardo (Ivanoff, 1968; Romanelli, 1981). Tra i miti rappresentati, Ivanoff, che si è occupato in diversi interventi dell’apparato decorativo della Libreria Marciana, ha riconosciuto alcuni episodi relativi alle storie di Prometeo; la scena dell’animazione del primo uomo si trova nell’arco di Phanes, mentre il Supplizio di Prometeo e Mercurio e Prometeo si trovano rispettivamente nell’arco di Mercurio e di Giunone. Il primo riquadro rappresenta Prometeo, connotato dalla tradizionale barba lunga, colto nell’atto di avvicinare una torcia accesa con il fuoco celeste rubato agli dèi al torace di un uomo seduto su di una roccia per donargli la vita. L’iconografia della scena ricorda le illustrazioni contenute in codici dell’Ovide moralisé, differenziandosene però per il fatto che nelle miniature l’animazione ad opera del Titano è inserita in un più vasto insieme relativo alla creazione operata dal Dio biblico, in una concezione del mito come prefigurazione pagana delle verità di fede cristiane (Cfr. scheda opera 19 e scheda opera 20). Inoltre il bassorilievo presenta una particolarità iconografica rara: Prometeo è rappresentato con le ali, attributo che non è presente nelle fonti della tradizione ovidiana, ma che trova proprio in ambito veneto due esemplari figurativi negli affreschi di Battista Zelotti nella Villa Malcontenta (Cfr. scheda opera 51) e nel Palazzo Valmarana (Cfr. scheda opera 54). Si potrebbe quindi ipotizzare il riferimento ad una fonte circolante nel territorio veneto che assegnava al personaggio di Prometeo una valenza allegorica che si innestava all’interno dei contorni mitici, già complessi, fonte che però non è stata ancora individuata. È certo in ogni caso che il riferimento culturale sotteso all’intero ciclo scultoreo era rivolto ai testi mitografici cinquecenteschi, come le Imagini degli Dei degli antichi del Cartari (Promfr15), ma anche al gusto per i geroglifici testimoniato da testi come gli Hieroglyphica di Piero Valeriano (Promfr14), gli Hierpoglyphica di Horapollo e l’Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna (Romanelli, 1981).

Silvia Trisciuzzi