16: Prometeo

Titolo dell'opera:   

Autore:  

Datazione: 300 d.C.

Collocazione: Roma, Musei Capitolini

Committenza: 

Tipologia: scultura

Tecnica: fianco di sarcofago in rilievo scolpito

Soggetto principale: Prometeo è liberato da Ercole

Soggetto secondario: 

Personaggi: Prometeo, Ercole, Caucaso

Attributi: barba, capelli lunghi, nudità, vincoli (Prometeo); arco, frecce, pelle leonina (Ercole)

Contesto:  

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Cumont F., Recherches sur le symbolisme funéraire des romains, Librairie orientaliste P. Geuthner, Paris 1942, p. 324; Raggio O., The Myth of Prometheus. Its survival and metamorphoses up to the eighteenth century, in “Journal of the Warburg and Courtauld Institutes”, 21, 1958, p. 47, pl. 5d; Calza R.-Bonnanno M.-Messineo G.-Plama B.-Pensabene P., a cura di, Antichità di Villa Doria Pamphili, De Luca Editori d’arte, Roma 1977, pp. 166-168

Annotazioni redazionali: Il rilievo decora il fianco destro di un sarcofago del III secolo d.C. conservato ai Musei Capitolini, sulla cui fronte è raffigurata la plasmazione dell’uomo ad opera di Prometeo (Cfr. scheda opera 15), e rappresenta la liberazione di Prometeo ad opera di Ercole secondo uno schema iconografico introdotto dal gruppo scultoreo proveniente da Pergamo (Cfr. scheda  opera 10). La scena si inserisce pienamente all’interno della tradizione come è evidente osservando la figura del Titano, posto nell’angolo tra la faccia principale e il lato corto del sarcofago, caratterizzato, come da consueto, dalla nudità, da una lunga barba e da capelli incolti, a ricordare anche visivamente la durata del suo supplizio; è avvinto inoltre ad una roccia con le braccia in croce, la gamba destra piegata sul cui ginocchio è posata l’aquila che gli strazia il fegato. La composizione è evidentemente ispirata al modello pergameno da cui riprende anche il sopraggiungere di Ercole, nudo (il suo attributo tradizionale, la pelle leonina, è posato su di una roccia alle spalle), armato di arco e frecce, che tende l’arco per uccidere il rapace, mentre una personificazione del Caucaso, luogo del supplizio, guarda la scena dall’angolo destro. L’unica particolarità della scena è data dalla figura femminile, non identificata con certezza (forse si tratta di Gea), sulla cui testa poggia il piede destro di Prometeo. Sorregge una cornucopia aiutata da Amore e la sua presenza è da riferirsi soprattutto in relazione alla scena rappresentata sulla fronte. Il motivo della liberazione acquisisce all’interno del ciclo decorativo del sarcofago un significato ulteriore: è infatti metafora del faticoso processo di liberazione che l’anima compie nei confronti di un corpo che le è di impedimento, una sorta di tomba secondo le concezioni orfico-pitagoriche, e per questo motivo è in stretta connessione con la scena rappresentata sulla fronte che allude al ciclo vitale dell’uomo, segnato dalla nascita e dalla morte. Cumont (1942) a tal proposito ritiene che il gruppo composto da Mercurio psicompo che estrae Psiche dal corpo ormai morto, come un atto di liberazione, sia da accostare, anche a livello spaziale, al suo corrispettivo simbolico: la liberazione di Prometeo ad opera di Ercole.

Silvia Trisciuzzi