15: Prometeo

Titolo dell'opera:   

Autore:  

Datazione: 300 d.C.

Collocazione: Roma, Musei Capitolini

Committenza: 

Tipologia: scultura

Tecnica: fronte di sarcofago scolpito in rilievo

Soggetto principale: Prometeo plasma il primo uomo, animato da Minerva

Soggetto secondario: 

Personaggi: Gea, Oceano, Sole, Eros, Psiche, Prometeo,  Minerva, Cloto, Lachesi, Anima (?),Atropo, Eros funerario, Mercurio, Psiche

Attributi: cornucopia (Gea); timone (Oceano); carro (Sole, Luna); conocchia (Cloto); globo (Lachesi); nudità, capigliatura e barba lunga, uomo, canestro pieno di argilla (Prometeo); elmo, crisalide di farfalla, civetta, olivo, scudo (Minerva); capo coperto (Anima); rotolo (Atropo); fiaccola rovesciata, ghirlanda (Eros funerario); ali di farfalla (Psiche);

Contesto:  

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Cumont F., Recherches sur le symbolisme funéraire des romains, Librairie orientaliste P. Geuthner, Paris 1942, p. 324; Raggio O., The Myth of Prometheus. Its survival and metamorphoses up to the eighteenth century, in “Journal of the Warburg and Courtauld Institutes”, 21, 1958, p. 47, pl. 5a; Festugière A. M. J., La mosaïque de Philippopolis et les sarcophage au “Prométhée” , in “Revue des Arts", 7, 1957, p. 198; Turcan R., Note sur le sarcophage “au Promethée”, in “Latomus”, XXVII, 1968, pp. 630-631; Calza R.-Bonnanno M.-Messineo G.-Plama B.-Pensabene P., a cura di, Antichità di Villa Doria Pamphili, De Luca Editori d’arte, Roma 1977, pp. 166-168, n. 195; Turcan R., Messages d’outre-tombe. L’iconographie des sarcophages romains,  De Boccard, Paris 1999, pp. 136-140

Annotazioni redazionali: Il sarcofago, datato al 300 d. C. e conservato ai Musei Capitolini, si inserisce all’interno di un gruppo di sarcofagi romani decorati con scene raffiguranti la plasmazione del primo uomo ad opera di Prometeo (Cfr. scheda opera 13 e scheda opera 14). Se il momento specifico della creazione è presentato in maniera generalmente concorde, ogni sarcofago presenta però dei personaggi significativi che donano ad ogni scena un significato peculiare. In questo caso, la ricca decorazione della fronte mostra, al centro, Prometeo, con barba e capelli lunghi, le gambe e la spalla sinistra coperte da un drappo ed il torso nudo, seduto mentre guarda la sua opera ultimata: una statuetta di forma umana, posata sulle ginocchia. Il Titano ha nella mano sinistra, quasi sospesa nell’atto di contemplazione, uno strumento per modellare l’argilla di cui è ricolmo un cesto ai suoi piedi; quest’ultimo è un elemento caratteristico di questo momento del mito ed è presente in diversi sarcofagi romani ed in un mosaico proveniente da Philippopolis (Cfr. scheda opera 18). Accanto si trova Minerva, ornata di elmo, che posa una farfalla sulla testa dell’uomo per animarlo; la dea è connotata attraverso i tradizionali attributi: la civetta, l’olivo, lo scudo e la lancia (per la figura di Minerva in relazione alla creazione del primo uomo Cfr. scheda opera 13); alle sue spalle un orologio solare. Proprio nel mezzo di questo gruppo, un’altra statuetta in forma umana, in posizione frontale e posta al di sopra di un piedistallo. Alle spalle di Minerva, una figura femminile velata e panneggiata osserva la scena, mentre ancora più a destra si trova un altro gruppo il cui centro è costituito da un corpo maschile di piccole dimensioni sdraiato al suolo. Verso di lui sono rivolti un Eros funerario, come denunciano la fiaccola rovesciata e la ghirlanda che tiene in mano, ed una figura femminile assisa, il torso nudo e le gambe coperte da un drappo. Si tratta di una delle tre Parche, molto probabilmente Atropo, colta nell’atto di spiegare sulle proprie ginocchia il rotolo che contiene il destino dell’uomo. All’estrema destra, Mercurio, nudo, con la clamide fermata sulla spalla destra ed i tradizionali petaso e caduceo, solleva con la mano destra una piccola Psiche con ali di farfalla. Ai suoi piedi una figura femminile sdraiata, probabilmente Gea, che tiene in mano una cornucopia aiutata da un piccolo Eros; sulla testa della donna è poggiato il piede di Prometeo avvinto ad una roccia che fa parte della scena della liberazione del Titano raffigurata sul lato destro del sarcofago (Cfr. scheda opera 16). Sulla sinistra del rilievo, un’altra rappresentazione di Gea che, sdraiata a terra con il ginocchio destro sollevato, il busto nudo e le gambe coperte da un drappo, tiene in mano una grande cornucopia aiutata da due Eroti - secondo Festugière (1957) i Karpoi in connessione con il mosaico proveniente da Philippopolis, Cfr. scheda opera 18 - e volge lo sguardo verso il gruppo composto da Prometeo e Minerva. In secondo piano, tra Gea e Prometeo, le due Parche Cloto e Lachesi, la prima colta nell’atto di tessere la vita del primo uomo plasmato dal Titano, la seconda mentre con un bacchetta segna su di globo celeste il corso degli astri che ne segnano la vita – le Parche sono presenti anche nei due sarcofagi conservati al Louvre, Cfr. scheda opera 13 e scheda opera 14. Ancora più a sinistra, si trovano Psiche e Eros abbracciati, mentre in secondo piano è possibile riconoscere Oceano, anch’egli sdraiato, con il torso nudo e le gambe coperte da un drappo. È connotato per mezzo di un timone, sebbene per alcuni sia da riconoscere come Nettuno (Messineo, 1977). Accanto al dio, il carro del Sole, sotto il quale si trova una rappresentazione del vento che soffia, a cui corrisponde, sulla destra, quello della Luna caratterizzato da cavalli con il muso rivolto all’indietro ad indicare forse la volontà di invertire il loro cammino (Festugière, 1957). Il complesso rilievo è stato interpretato come una metafora del rapporto tra la vita e la morte all’interno dell’esperienza umana, ma addirittura risalendo fino alla creazione del mondo stesso, rappresentata dal gruppo di Oceano e Gea, tanto che Turcan (1999) parla di un inserimento della creazione del primo uomo tra gli dèi del Cosmo e del Destino: Gea e Oceano, le Parche tra il Sole e la Luna. La scena svolge una riflessione sul destino dell’uomo che ha inizio con la nascita che si pone a due livelli, distinti, ma complementari: da una parte la nascita materiale adombrata dalla plasmazione dell’argilla da parte di Prometeo, dall’altra quella spirituale allusa dall’animazione operata da Minerva; le tre Parche poi alludono alla vita umana nel suo svolgersi fino al sopraggiungere della morte, rappresentata dall’uomo disteso al suolo che infatti è vegliato da un Eros funerario che, oltre alla tradizionale fiaccola rovesciata, tiene in mano la ghirlanda propria degli iniziati e dei defunti. Turcan (1999) sostiene che alla scena della morte corrisponda il gruppo di Eros e Psiche abbracciati ad indicare che l’unione tra l’amore e l’anima immortale può avvenire soltanto dopo la morte. In questo contesto, la figura femminile velata, presente anche in altri sarcofagi raffiguranti la creazione dell’uomo e generalmente interpretata come Anima, potrebbe invece essere la personificazione della Morte (Turcan, 1968). Anche il gesto di Mercurio, in altri esemplari controverso (Cfr. scheda opera 13 e scheda opera 14), è da leggere come un segnale di morte: il dio infatti, nella sua funzione di psicopompo, allontana Psiche dal corpo ormai morto dell’uomo. Al ciclo vitale di vita e morte corrispondono allegoricamente anche i carri del Sole e della Luna attraverso il loro ciclico alternarsi. Nonostante l’esperienza umana sia segnata profondamente dalla morte, la scena rappresentata nel rilievo acquisisce una connotazione positiva grazie alla presenza di Gea – riconoscibile anche nel mosaico proveniente da Philippopolis, Cfr. scheda opera 18 - che, attraverso i suoi cicli naturali, garantisce all’uomo una sorta di eternità dovuta alla certezza che il ruolo di ciascuno, per quanto limitato nel tempo, sia insostituibile e prezioso (Festugière, 1957; Meiseno, 1977).

 Silvia Trisciuzzi