Titolo dell'opera:
Autore:
Datazione: 150 a.C. ca.
Collocazione: Aphrodisias, portico sud del Sebasteion
Committenza:
Tipologia: scultura
Tecnica: bassorilievo
Soggetto principale: Prometeo è liberato da Eracle
Soggetto secondario:
Personaggi: Prometeo, Eracle
Attributi: vincoli, nudità, barba lunga, aquila (Prometeo); pelle del leone nemeo (Eracle)
Contesto: scena all’aperto
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Smith R.R.R., Myth and allegory in the Sebasteion, in “Aphrodisias Papers”, 1990, pp. 89-100; Rockwell P., Finish and unfinish in the carving of the Sebasteion, in “Aphrodisias Papers”, 1990, pp. 104-108; Gisler J.R., ad vocem Prometheus, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Artemis Verlag, Zurich-München, 1994, vol. VII, p. 155
Annotazioni redazionali: Il bassorilievo scolpito proviene dal Sebasteion, un complesso templare dedicato al culto imperiale, situato ad Aphrodisias e composto da un propylon, un tempio e due portici. La ricca decorazione scultorea prevedeva un complesso ciclo di soggetti imperiali, allegorici e mitologici. Il pannello in questione proviene dal Portico Sud, ornato da due registri composti da pannelli scolpiti: quello superiore con una serie di ritratti imperiali, quello inferiore con un ciclo mitologico. Questo accostamento è stato letto alla luce del tentativo di conciliare la cultura, e soprattutto il potere imperiale romano, con la cultura greca, pienamente rappresentata proprio attraverso la mitologia. Inoltre l’insieme decorativo del Portico Sud è in relazione significante con quello del Portico Nord: il primo vuole essere espressione del centro culturale, il secondo dei confini esterni dell’impero (Smith, 1990). Posto tra un panello con la storia di Eracle ed il cinghiale ed uno con Dioniso fanciullo tra le ninfe, il rilievo in questione raffigura il momento della liberazione di Prometeo ad opera di Eracle. Al centro della scena, il Titano, nudo e barbuto, è avvinto ad una roccia con le braccia in croce ed i piedi incrociati, mentre Eracle, anch’egli nudo sebbene coperto dalla pelle del leone nemeo, suo tradizionale attributo, si appresta a liberarne il braccio sinistro con la forza di entrambe le mani. Il fatto che Prometeo sia incatenato ad uno sperone roccioso deriva da un’innovazione introdotta da Eschilo nel Prometeo incatenato (Promfc04), ambientazione che nel tempo sostituì la colonna di cui parla Esiodo nella Teogonia (Promfc02; Cfr. scheda opera 02). Sulla sinistra, l’aquila, strumento di tortura mandato da Zeus, giace ormai morta, mentre sullo sfondo si vede un busto di una divinità, molto probabilmente la personificazione del Caucaso, luogo del supplizio, come si trova, secondo alcuni, anche nel gruppo pergameno (Cfr. scheda opera 10). L’iconografia del pannello, soprattutto per quanto riguarda la posizione del corpo di Prometeo, è unica nel panorama figurativo delle storie del Titano e si rifà alle rappresentazioni scultoree di Marsia appeso in attesa di essere scuoiato. Inoltre bisogna sottolineare come sia rappresentato il momento dell’effettiva liberazione del Titano (anche la posa di Eracle è infatti nuova) e non il momento immediatamente precedente dell’uccisione dell’aquila, così come avviene anche in un cratere a calice apulo, conservato allo Staatliche Museen di Berlino (Cfr. scheda opera 07).
Silvia Trisciuzzi