07: Prometeo

Titolo dell'opera:   

Autore: Pittore Branca

Datazione: 350-340 a.C.

Collocazione: Berlino, Staatliche Museen

Committenza: 

Tipologia: cratere apulo a calice

Tecnica: pittura a figure rosse

Soggetto principale: Prometeo è liberato da Ercole

Soggetto secondario: 

Personaggi:  Prometeo, Ercole, Minerva, Temide o Gea (?), Apollo (?), Dike (?), Persefone, Furia

Attributi: vincoli, capigliatura e barba lunga, aquila (Prometeo); arco, pelle del leone nemeo (Ercole); elmo, lancia (Minerva verifica); corona di fiori, torcia incrociata (Persefone); ali, lance (Furia)

Contesto:  scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Moret J.-M., L’Ilioupersis dans la céramique italiote. Les mythes et leur expression figurée au IV siècle, vol. I, Institut Suisse, Rome 1975, pp. 184-186; Trendall A. D., Red figure vases of South Italy and Sicily: a handbook, Thames and Hudson, London 1989, p. 87; Gisler J. R., ad vocem Prometheus, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Artemis Verlag, Zurich-München, 1994, vol. VII, 1994, p. 550; Aellen C., A la recherche de l'ordre cosmique : forme et fonction des personnifications dans la ceramique italiote, Akanthus, Zurich1994.

Annotazioni redazionali: Il cratere apulo, conservato allo Staaliche Museen di Berlino, presenta la scena della liberazione di Prometeo sulla fronte e una scena dionisiaca sul verso; la liberazione è tra i più antichi episodi rappresentati di cui si hanno le prime testimonianze già a partire dalla fine del VII secolo a.C., in rapida successione rispetto alle ancora più antiche raffigurazioni della scena del supplizio. L’iconografia del vaso in questione si distacca però dalla consuetudine in quanto Prometeo non è presentato seduto o inginocchiato, con le mani avvinte dietro la schiena, bensì si presenta stante, con la braccia a croce fermate ai bordi di una caverna. Il Titano ha il busto nudo, ma le gambe coperte da un drappo, la tradizionale barba e i capelli lunghi che indicano l’estrema durata, secondo alcuni addirittura l’eternità, del suo supplizio. Alla sua sinistra si avvicina Ercole, nudo e con la pelle leonina, coronato e armato di arco e frecce, strumenti utilizzati per uccidere l’aquila che giace morta nel registro inferiore. Il momento rappresentato infatti è quello immediatamente successivo all’abbattimento del rapace come mostra la mano destra di Ercole che si avvicina ai vincoli del Titano, scena che si ritrova anche nel pannello scolpito che proviene dal Sebasteion (Cfr. scheda opera 09). L’azione però non vede Ercole come protagonista principale, come accade in alcuni esempi più antichi (Cfr. scheda opera 02), ma lo stesso Prometeo incatenato al centro della scena, con una sottolineatura del concetto di colpa e punizione, ma in un certo senso anche di redenzione, che è connesso con la valenza funebre che le scene mitologiche acquisiscono in ambito italiota (Aellen, 1994). Inoltre numerosi altri personaggi popolano la rappresentazione: alle spalle di Ercole si trova Minerva, con in mano una corona che potrebbe alludere sia all’incoronazione di Ercole per la sua impresa sia alla corona che celebra la liberazione di Prometeo; iconografia, quest’ultima, estremamente rara. Di fronte si trovano due personaggi la cui identificazione è ancora incerta, sebbene siano stati riconosciuti da alcuni come Temide o Gea e Apollo. Nel registro inferiore, sulla sinistra una donna con in mano un fiore; secondo alcuni si tratta di Dike, sebbene Aellen abbia posto l’attenzione su alcuni particolari incongruenti con tale identificazione come la presenza del fiore, attributo non appropriato alla personificazione della Giustizia vendicatrice, e l’ambientazione della scena all’aperto poiché in ambito italiota Dike compare solamente negli Inferi (Aellen, 1994). Al centro Persefone e a destra una Furia seduta. La singolare iconografia di Prometeo è visibilmente mutuata da quella della liberazione di Andromeda ad opera di Perseo così come l’elemento della grotta, estraneo al mito prometeico che prevede come luogo del supplizio il monte Caucaso. Un ruolo significativo è ricoperto da un personaggio secondario che non appartiene al racconto mitico (è infatti assente nelle fonti letterarie classiche): la Furia alata che, seduta e con le tradizionali lance inutilizzate, volge la schiena alla scena principale, ad indicare che la sua azione vendicatrice non è rivolta al presente, bensì al passato di Prometeo, caratterizzato da una punizione cruenta della propria colpa. La Furia costituisce quindi un elemento temporale all’interno della scena, è il segno di un rivolgimento profondo del destino del protagonista ed allude alla condizione universale dell’uomo segnata dalla caducità. Il ristabilimento della giustizia da lei operato coincide quindi con il ristabilimento dell’ordine cosmico. Accanto a lei, Persefone, con in mano la torcia in croce, sembra volerle ricordare che il suo compito è ormai compiuto, Prometeo infatti è ormai libero, e che quindi può ridiscendere agli inferi (Aellen, 1994).

Silvia Trisciuzzi