04: Prometeo

Titolo dell'opera:   

Autore: Pittore di Douris

Datazione: 470-460 a.C.

Collocazione: Parigi, Gabinetto dei Medici (proveniente da Vulci)

Committenza: 

Tipologia: coppa attica

Tecnica: pittura a figure rosse

Soggetto principale: Prometeo ed Era

Soggetto secondario: 

Personaggi: Prometeo, Era

Attributi: 

Contesto:  

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Beazley J.D., Attic Red-figure Vase-painters, Oxford University, Oxford 1963, p. 438, n. 133; Paribeni, E., ad vocem Prometeo, in Enciclopedia dell’arte antica classica e orientale, 1965, vol. VI, p. 486; Pisi P., Prometeo nel culto attico, Edizioni dell'Ateneo, Roma 1990; Boardman J., Vasi Ateniesi a figure rosse, Rusconi, Milano 1992 (I ed. 1975), pp. 138-139; Gisler J. R., ad vocem Prometheus, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Artemis Verlag, Zurich-München, 1994, vol. VII, p. 552.

Annotazioni redazionali: La coppa attica a figure rosse, opera del pittore Douris e databile al 470-460 a. C., costituisce un esemplare unico nel panorama figurativo relativo alle storie di Prometeo in quanto accosta il Titano, riconoscibile in maniera certa da  un’iscrizione, barbuto, coronato di lygos e con uno scettro nella mano destra, ad Era, anch’essa accompagnata da un’iscrizione, seduta su di un trono e con in mano una coppa per le libagioni. I due personaggi non sono mai accostati nelle fonti letterarie classiche ed è quindi molto difficile comprendere il significato dell’immagine. Paribeni (1965), sottolineando l’atteggiamento quasi intimidito della dea nei confronti di Prometeo, austero e incombente, propone una possibile analogia con l’episodio mitico del trono magico dal quale la dea non poteva più alzarsi. A realizzarlo era stato il dio Efesto che voleva così vendicarsi della madre che lo aveva rifiutato e gettato via dall’Olimpo,Questa sorta di sovrapposizione di Efesto con Prometeo è spiegabile con la connessione di entrambe le divinità con culti legati al fuoco, anche se per quanto riguarda il Titano non c’è unanimità nel riconoscerlo come protettore della metallurgia. Pisi (1990) infatti sottolinea come non vi siano riscontri incontrovertibili ad attestare questa ipotesi, a lungo sostenuta, mentre un legame diretto ed evidente con il fuoco, ma in senso cosmogonico e non di attività artigianale, è costituito dall’unico culto certo relativo al Titano: le lampadedromie in occasione delle Prometee.

Silvia Trisciuzzi