03: Prometeo

Titolo dell'opera:   

Autore:  

Datazione: 500-475 a.C. ca.

Collocazione: Londra, British Museum

Committenza: 

Tipologia: gemma (scarabeo)

Tecnica: incisione

Soggetto principale: il supplizio di Prometeo

Soggetto secondario: 

Personaggi: Prometeo

Attributi: aquila, nudità, vincoli, barba lunga (Prometeo)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Paribeni E., ad vocem Prometeo, in Enciclopedia dell’arte antica classica e orientale, 1965, vol. VI, p. 485; Richter M. A. G., Prometheus, in “The British Museum Quarterly”, XXXII, 1968, pp. 6-8; Richter M. A. G., The engraved gems of the Greeks, Etruscan and Romans, London 1968, pp. 211-212, n. 865;Gisler J. R., ad vocem Prometheus, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Artemis Verlag, Zurich-München, 1994, vol. VII, pp. 548-549

Annotazioni redazionali: Lo scarabeo etrusco, conservato al British Museum, si inserisce all’interno del numeroso gruppo di opere che raffigurano il supplizio di Prometeo, momento del mito di cui ci sono pervenute le più antiche attestazioni, già a partire dalla metà del VII secolo a. C.. Ispirata ad un modello greco, se non realizzata da un artista greco stesso, la gemma è datata al primo quarto del V sec. a.C., più precisamente intorno al 480 a.C da Richter (1968). Data la ricchezza di esemplari raffiguranti questo episodio del mito si è cercato un confronto tra lo schema iconografico, per lo più omogeneo all’interno del gruppo – ad eccezione degli esemplari appartenenti alla tradizione laconica che presenta caratteristiche proprie (Cfr. scheda opera 01) – e la fonte letteraria più antica, la Teogonia di Esiodo (Promfc02). Due aspetti si differenziano dal testo: Prometeo è generalmente seduto o accucciato, con le gambe piegate ad angolo acuto e le mani avvinte dietro la schiena, e non incatenato ad una colonna come racconta il poeta greco; inoltre è rappresentato solamente il momento della tortura e non la successiva liberazione ad opera di Eracle che non è allusa da alcun particolare. Per questo motivo Kunze ha proposto di individuare due tradizioni risalenti a fonti letterarie differenti: una peloponnesiaca, la cui fonte è precedente ad Esiodo, in cui è rappresentata solamente la punizione del Titano, ed una attica, successiva, in cui è presente Eracle. La gemma è quasi interamente occupata dal corpo di Prometeo che, seduto su di una roccia, ha le braccia avvinte al di sopra della testa. L’aquila, per meglio compiere il suo supplizio, si è appoggiata sulla gamba del Titano e si avvicina al suo torso con le ali spiegate. La drammaticità del momento è sottolineata dall’espressione sofferente, quasi distorta di Prometeo che, oltre alla barba lunga, indice di un lunghissimo supplizio, è colto nell’atto di socchiudere dolorosamente gli occhi: la postura presenta però una tensione nuova, data dalle gambe distese e dalle braccia avvinte sopra la testa, ma anche dalla torsione del busto, posto frontalmente rispetto alle gambe che si presentano di  profilo: un segno di resistenza, in un certo senso attiva, nei confronti di un destino avverso ed ingiusto (Gisler, 1994). Vicino alla testa del Titano, si trovano probabilmente le due lettere PR, ad indicarne il nome etrusco: Prumathe, anche se forse si tratta solamente di una scalfittura della pietra.

Silvia Trisciuzzi