1556
VINCENZO CARTARI, Imagini degli dei degli antichi, Venezia 1556
Testo tratto da: Vincenzo Cartari, Immagini colla sposizione de i dei degli Antichi, ed a cura di C.Volpi C., Le immagini degli dei di Vincenzo Cartari, Ed. De Luca, Roma 1996
Et il medesimo Lattantio vuole che Prometheo fosse il primo che di terra facesse simulacro di huomo, e così che l'arte del fare le Statoe cominciasse da lui nel tempo di Giove, quando fu cominciato anchora a fare i tempii e furono introdotte nuove religioni. Da che venne poi che all'huomo imitatore della opera divina fu dato quello che è di Dio, perché dissero che Prometheo fece il primo huomo. La quale cosa può bene stare anchora quando noi per lui intendiamo, come intese Platone, la providenza superna, dalla quale non solamente gli huomini poi, ma tutte l'altre cose del mondo anchora furono prima create. E perciò la adoravano gli antichi come Dea, la quale a guisa di ottima madre di famiglia governasse l'universo, havendo pur ancho cura di ciascheduna sua parte; et era la sua imagine di donna già vecchia in habito di grave matrona.
Mercurio
E pochi sono quelli li quali non sappiano rendere conto delle fatiche di Hercole e delle opere sue più degne, perché lo veggiamo spesso dipinto hora fanciullino che uccide con mano due serpenti che gli vanno alla culla per fargli male, hora fatto già grande ferisce con la clava la Hidra, mostro che haveva tante teste, hora squarcia le mascelle ad un feroce Lione, portasene in collo alle volte un fero cinghiale, alle volte si stringe Anteo sopra 'l petto e lo fa morire; alcuna volta anchora lo veggiamo starsi appoggiato alla grave mazza, risguardando alcuni ferocissimi cavalli che divorano un Re posto loro davanti da lui, et alcuna altra ferire con l'arco in aria certi uccellacci tanto grandi che stendendo l'ali tolevano la luce del Sole a' mortali, sì come ferì et uccise pure nel medesimo modo l'aquila che divorava il fegato a Prometheo. Della quale cosa Diodoro racconta la historia a questo modo, perché è favola, senza dubio alcuno, come la scrivono i Poeti. Tanto crebbe il Nilo già a certo tempo, che inondando quella parte dello Egitto ove regnava Prometheo tutta la guastò e distrusse, in guisa tale che fu Prometheo per uccidersi, vinto dal dolore perché vedeva il suo paese così disfatto dalle acque del Nilo, che per la velocità sua, e perché era profondissimo, fu chiamato Aquila in quelle parti; ma lo ritenne Hercole, il quale con accorto provedimento ristrinse l'impeto delle acque, e fece ritornare il fiume tra le sue ripe. Onde facendo poi i Poeti favola di questa cosa, la cantarono come ho già detto.
Minerva
Dirò ben questo, che Minerva appresso degli antichi fu creduta essere stata la ritrovatrice del filare, del cucire, del tessere e di altre simili cose che fanno le donne, e di più anchora poi le hanno dato il ritrovamento di tutte le arti.
Perché l'ingegno humano è stato quello che ha trovato ciò che tra noi si fa, e trova anchora tuttodì, come ci mostrarono i Poeti fingendo che Prometheo n'andasse con l'aiuto di Minerva in Cielo, e quivi dal carro del Sole n'involasse il fuoco con il quale ei desse poi le arti ai mortali. Imperoché in ciascheduna arte due cose hanno di bisogno, l'una è l'ingegno, la industria e la inventione, l'altra il porre in opera e fare ciò che l'ingegno ha disegnato. Quella per Minerva, questo s'intende per Volcano, cioè per lo fuoco, che sotto il nome di Volcano il fuoco è inteso, il quale ci è istromento a fare tutte le cose, perché 'l fuoco scalda e risplende, e noi senza dubio mancandoci la luce et il calore nulla faremmo. Gli è ben vero che non pò sempre l'arte porre ad effetto tutto quello che l'ingegno trova, perché quella sta legata al corpo e non pò da lui partire, né fare oltre alle forze humane, ma questo se ne scorre liberamente ovunque gli pare, e considerando l'opere della natura e quello che fa Dio s'imagina talhora di far anch'egli cose simili, ma tutte riescono poi imaginationi vane, né se ne vede alcuno effetto mai. E per questo finsero le favole che non potesse Volcano aggiungersi a Minerva, ma io le attaccherò pur alla coda questa sua imagine, confacendomi in questo almeno con le favole che Volcano va dietro a Minerva, quantunque egli in quelle non la potesse giungere mai, et io qui gliele pongo così vicino che facilmente le potrebbe forse dare di mano. Perché Platone parimente mette insieme questi due, dicendo nel suo Atlantico che ambi sono ugualmente Numi di Athene, percioché quivi non meno fioriva a que' tempi lo studio delle scienze che vi fossero essercitate tutte le arti.