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1375-1377

GIOVANNI DEI BONSIGNORI, Ovidio Metamorphoseos Vulgare, Cap. VIII

Testo tratto da: Bonsignori G., Ovidio Metamorphoseos Vulgare, ed. a cura di Ardissimo E., Commissione per i testi di lingua, Bologna 2001.

Come fu formato l'uomo. Capitulo VIII

Da poi che le sopradette cose foruno così ordenate, mancava chi le signoregiasse e perciò fu formato l'uomo, el quale signoregiasse tutte le sopradette cose, più santo e più capace nella mente de Dio. El quale uomo, quello fattore di queste cose overo ch'ello el compuse de divina semenza overo che una fresca terra, tolta ed arrecata dal cielo, fo formata con acqua in forma de uomo per mano deo dio Promotelo. E formòlo ad imagine de Dio, e feceli questa grazia: che, ben che tutti li animali portassero el viso chinato verso della terra, ordenò che l'uomo el portasse alto e reguardasse el cielo, ed in questo modo la terra, che era grossa e senza imagine, se convertì in forma de uomo.

Allegoria e secunda mutazione de terra in uomo. Segnata per B

La secunda trasmutazione fu de terra in uomo, el quale fu de divina  semenza creato. E qui non volse Ovidio altro dire se non che volse demostrare come Dio creò el primo uomo, e dice per le mano de Promoteo, cioè "dio vero" con la sua infinita sapienza: "pro<m>os" in greco vene a dire   “dio” e “theos” vene adire vero, onde “Dio vero”. Ancora se espone Promoteo per uno sommo filosofo, a dare ad intendere che l'uomo fu creato dalla summa ed infinita scienza e bontà de Dio, che tanto è a dire "promoteo"quanto che "provisione": "promo"cioè mente, "theo"cioè divino, onde tanto è a dire quanto che "provisione de mente divina”, la quale divinità a tutte le cose diede modo e forma per la quale vivono. Moralmente esponendo devemo così intendere che la divina bontà provvide al bisogno umano prima dando l’essere, el quale è sì nobilissimo tesoro che l’anime, le quali sono ne l’inferno allora quando patuno più diversa pena, non vorrieno essere state. Onde, se altro da Dio non avemo che questo essere, semo tanto obbligati a Dio che per nostra virtù non porrimo meritare una minima parte de ciò che fare se potesse nel piacere de Dio. Onde Ovidio, trovando nelle antiche scritture come Dio fece el mondo, appresso come formò l’uomo del limo della terra, volse nel suo trattato conformarse nel suo principio con l’ordine divino, parlando poetico, sì come nel presente testo appare.