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1563

GIUSEPPE OROLOGGI, Annotazioni a Le Metamorfosi di Ovidio ridotte da Giovanni Andrea dell’Anguillara in ottava rima, 1563

Testo tratto da: www.bibliotecaitaliana.it

 

La favola di Pan, e di Siringa è assai nota perche questa voce Pan nella lingua greca significa il tutto, si dirà dunque che la natura che è il tutto figurata per Pan, rimane vinta dall'amore quando ama come fa, le cose prodotte da essa; e Siringa amata da Pan, serà quel concetto, e quell'armonia soavissima de i motti delle sfere amata molto da essa natura; come quelli che sono guidati con tanto ordine, e con tanta maestria a un fine determinato, che non è altro che 'l fiume Ladone. Hanno gli Antichi e fra gli altri Vergilio, voluto descrivere la maravigliosa, e misteriosa figura di Pan dicendo prima che à le corne fisse nella fronte, che mirano verso il Cielo, la barba lunga che gli pende giù, per il petto; con una pele distinta a macchie che lo copre in luogo di este, chiamata da gli antichi Nebride, che porta in una mano un bastone; e nell'altra un'instrumento Musicale con sette canne; hà poi le membra più basse hispide, e pelose con i piedi di capra; & hanno con questa descrittione velato il misterio che le corna significhino la Luna, che rinasce con la faccia rossa, essendo egli figurato per il Sole la lunga barba che gli pende dal mento, siano i raggi di esso Sole. La pele distinta a macchie, l'ornamento, è la vaghezza che deriva dalla sua luce, il bastone poi la dispositione, e l'ordine delle cose; l'instrumento poi figura l'harmonia de i cieli; conosciuta per il motto del Sole.

Che significhi poi che Siringa spreggiasse l'amore de i Satiri? si può dire, che significa, che la musica fù sempre poco amata da gli huomini rozzi e l'instrumento, co'l suono del quale adormentò Mercurio gli occhi della ragione, fù l'istesso de Pan, che con la sua dolcezza ci adormenta di maniera che rimanemo morti quanto all'alta, e divina consideratione delle maravigliose opere del creatore; come quelli che andiamo perduti, nella delettatione delle cose create. Giunone vedendo morto il suo Guardiano, e la vacca libera da Argos è l'huomo libero dalla ragione; e che Giunone sdegnata poi come desiderosa di farne vendetta, l'ingombra di maligni spiriti, che giamai non lo lasciano riposare; ma sempre solecitato, e infuriato, da essi va scorrendo tutto il mondo, spinto da'l soverchio desiderio delle ricchezze, da i piaceri, dall'ambitione, e da tutte quelle sfrenate passioni che lo tormentano; al fine gionge in Egitto che è le tenebre della morte, dove diviene Isis che significa la terra, perche tutti al fine divenimo terra: ripigliando la prima figura de'l primo huomo, che non fù altro che terra.