
Titolo dell’opera: Mercurio ed Argo
Autore: Pier Francesco Mola (1612-1666)
Datazione: 1650-55ca
Collocazione: Oberlin (Ohio), Allen Memorial Art Museum
Committenza:
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tela (58.7 x 99 cm)
Soggetto principale: Mercurio suona la siringa per far addormentare Argo
Soggetto secondario: Io tramutata in giovenca
Personaggi: Mercurio, Argo, Io
Attributi: flauto (Mercurio); bastone da pastore (Argo)
Contesto: paesaggio pastorale
Precedenti: Pier Francesco Mola, Mercurio ed Argo, incisione, Londra, British Museum, 1650-55ca (Bartsch, XIX, 6, p. 142, n. 31)
Derivazioni:
Immagini: www.oberlin.edu/allenart/collection/mola_pier.html#footnote3
Bibliografia: Cocke R., Pier Francesco Mola, Clarendon Press, Oxford 1972, p. 51, Cat. 30, ill. 21; Rudolph S., Pier Francesco Mola: la monografia di R. Cocke e nuovi contributi, in "Arte illustrata", 5, 1972, p. 354; Harris Sutherland A., Review of Richard Cocke's Pier Francesco Mola, in "The Art Bulletin", 56, 1974, p. 290; Pier Francesco Mola 1612-1666, Electa, Milano 1989, cat. no. I.15, p. 165;
Annotazioni redazionali: La datazione di questo dipinto è piuttosto controversa. Secondo uno studio di teste che il Cocke mette in relazione con l’opera, sarebbe da riferire a un’area genericamente emiliana e, in maniera più precisa, anche in rapporto al Bacco e Sileno di Annibale Carracci alla National Gallery di Londra, sarebbe dunque datato attorno al quinto decennio del Seicento. Altre studiosi tendono a posticipare il dipinto di qualche anno (Rudolph, 1972; Sutherland Harris, 1974). Il Cocke nota inoltre una forte componente chiaroscurale che ne confermerebbe l’appartenenza all’area più precisamente guerciniana, ma Turner tende a liberare il dipinto dalle dipendenze dell’Albani e a rintracciare i segni di una maniera nuova e autonoma in cui la figura umana comincia ad assumere un ruolo preponderante e risente delle sospese atmosfere poussiniane. Infine, il Cocke segnala l’esistenza di un’incisione con lo stesso soggetto, ma in controparte, da riferire al dipinto. Egli spiega, infatti, che il disegno dell’incisione (Cfr. scheda opera 33) sarebbe stato utilizzato anche per questo dipinto, ma in modo speculare. Infatti, le posizioni del dio e del pastore risultano invertite. Rispetto al dipinto, però, non compare Io-giovenca e Mercurio è accompagnato da tutti i suoi attributi. Proprio la vicinanza al dipinto di Oberlin porta a datare l’incisone più o meno negli stessi anni e cioè nel quinto decennio del Seicento.
Francesca Pagliaro