19: Mercurio e Argo

Titolo dell’opera: Mercurio addormenta Argo

Autore: Jacopo Robusti, detto il Tintoretto

Datazione: 1541-42 ca.

Collocazione: Modena, Galleria Estense

Committenza: Vittore Pisani conte di San Paterniano

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tavola (127 x 124 cm)

Soggetto principale: Mercurio addormenta Argo

Soggetto secondario:

Personaggi: Mercurio, Argo

Attributi: elmo alato (Mercurio)

Contesto:

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Pallucchini R., La giovinezza del Tintoretto, Guarnati, Milano 1950, pp. 78-80, fig.79; Guidaglia Quintavalle A., La Galleria Estense di Modena, Ist. Poligrafico dello Stato, Roma 1967, pp. 16-17; De Vecchi P., L' opera completa del Tintoretto, Classico dell'Arte Rizzoli, Milano 1970, pp. 86-87; Pallucchini R. - Rossi P., Tintoretto, Electa, Milano 1982, vol. I, pp. 134-135, vol. II, fig. 33; Masson S., Intorno al soffitto di San Paternian: gli artisti di Vettore Pisani, in Jacopo Tintoretto nel quarto centenario della morte. Atti del Convegno Internazionale di studi (Venezia 24-26 novembre 1994), a cura di Rossi P. e Puppi L., Il Poligrafo, Venezia 1996, pp. 71-74; Guthmüller B., Tintoretto e Ovidio: il problema dei testi mediatori, in Mito, Poesia, Arte. Saggi sulla tradizione ovidiana nel Rinascimento, Bulzoni, Roma 1997, pp. 275-289; Cieri Via C., Dal mito all’allegoria: Tintoretto, un caso esemplare, in L’arte delle Metamorfosi. Decorazioni mitologiche nel Cinquecento, Lithos, Roma 2003, pp. 104-114

Annotazioni Redazionali: quest’opera fa parte di una serie di ottagoni realizzati da Tintoretto per il palazzo dei conti Pisani a San Paterniano. Tutti i quattordici ottagoni (due sono smarriti) rappresentano scene tratte dalle Metamorfosi di Ovidio o, più precisamente, dalla volgarizzazione che fece dell’opera Niccolò degli Agostini (Guthmuller, 1997). La datazione degli ottagoni corrisponde al periodo in cui Vettore Pisani fece ristrutturare l’edificio di San Paterniano proprio in occasione delle sue nozze con Paolina Foscari (1542) ed è proprio questo evento che permette di rileggere gli ottagoni come un’insolita decorazione nuziale. Vettore non ebbe eredi e furono due suoi nipoti, Zuanne e Gerolamo, a vendere gli ottagoni all’emissario del duca di Modena nel 1661 (Masson, 1996). Nell’ottagono con l’episodio di Mercurio e Argo, Tintoretto concentra l’attenzione sul momento in cui il dio sta per tagliare la testa al pastore, utilizzando un’ ardita prospettiva dal basso verso l’alto in cui vediamo il corpo di Argo sovrastato da quello del figlio di Giove. Mercurio conserva l’elmo, a differenza di quanto racconta Ovidio, poiché nella versione di Agostini il camuffamento in pastore non è specificato.

Francesca Pagliaro