
Titolo dell'opera:
Autore: anonimo incisore del XVI sec.
Datazione: 1522
Collocazione: Nicolò degli Agostini, Tutti li libri de Ovidio Metamorphoseos tradutti dal litteral in verso vulgar con le sue allegorie in prosa, Stampato in Venetia per Iacomo da Leco a instantia de Nicolò Zoppino e Vincentio di Pollo, MDXXII,
Committenza:
Tipologia: incisione
Tecnica: xilografia
Soggetto principale: Giunone chiede la giovenca a Giove / Mercurio addormenta Argo
Soggetto secondario:
Personaggi: Giunone, Giove, Io-giovenca, Mercurio, Argo
Attributi: flauto, spada (Mercurio); testa cosparsa d’occhi, sonno (Argo)
Contesto: gruppo di alberi (Giunone chiede la giovenca a Giove); paesaggio collinare con città sullo sfondo (Mercurio addormenta Argo)
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Guthmuller B., Mito, poesia, arte. Saggi sulla tradizione ovidiana nel Rinascimento, Bulzoni, Roma 1997, pp. 269-274
Annotazioni redazionali: l'iconografia di questa incisione deriva da una puntuale ripresa del testo di Agostini (Argfr03): egli, infatti, racconta, attenendosi ad Ovidio, di come Giunone, dopo aver quasi scoperto Giove con Io, chiese al marito la giovenca in dono, sospettando che si trattasse della fanciulla trasformata, e la lasciò alla custodia di Argo, pastore dai cento occhi. Giove aveva poi mandato Mercurio a liberare la fanciullo dalla prigionia. Il dio, trasformatosi in pastore, era riuscito con la musica a far chiudere tutti i cento occhi ad Argo e così, dopo avergli tagliato la testa, aveva liberato la giovenca. Agostini nell’ “allegoria delle cose dette” riprende l’interpretazione, già di Bonsignori (Argfr02), che considera Argo come simbolo di “prudenza e avvedimento” per i suoi cento occhi. Cento, per di più, è considerato il numero perfetto. Nonostante questo, Mercurio, che suona e parla abilmente, e dunque simboleggia l’eloquenza, riesce a ingannarlo e a sottrargli la giovenca che viene ritrasformata in fanciulla. Questo significa che anche gli ingegni più abili e attenti possono essere raggirati dallo studio e dal buon parlare e che lo stesso studio può ricondurre le anime già soggiogate (Io) al loro stato originale.
Francesca Pagliaro