11: Mercurio e Argo

Titolo dell’opera: Mercurio e Argo

Autore:

Datazione: 1450-75ca

Collocazione: L’Aia, Koninklijke Bibliotheek, manoscritto dell’Epitre d’Othea di Christine de Pisan,  Ms.74, G 27, f. 31v

Committenza:

Tipologia: illustrazione

Tecnica: miniatura (45 x 90mm)

Soggetto principale:  Argo addormentato da Mercurio mentre custodisce Io-giovenca

Soggetto secondario: 

Personaggi: Argo, Mercurio, Io

Attributi: occhi su tutto il corpo, nudità, cappello da pastore (Argo); flauto (Mercurio); corda attorno alle corna (Io)

Contesto: paesaggio pastorale

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://collecties.meermanno.nl/handschriften/showillu?id=1525;

http://www.kb.nl/kb/manuscripts/search/index.html

 

Bibliografia: http://collecties.meermanno.nl/handschriften/showillu?id=1525;

http://www.kb.nl/kb/manuscripts/search/index.html

Annotazioni Redazionali: Questa miniatura appartiene ad un manoscritto dell’Epitre d’Othea, opera francese dei primi del XV sec. in forma di epistole (Argfm13), nelle quali Christine de Pizan vuole indicare a un cavaliere, attraverso gli esempi di eroi della mitologia classica, l’atteggiamento da mantenere per riuscire ad essere virtuoso. Il manoscritto è di provenienza sconosciuta e si trova alla Koninklijke Bibliotheek dell’ Aia dal 1830, probabilmente acquistato dalla collezione Orange-Naasau. La composizione della scena comprende Argo nudo e in piedi, che sta per chiudere uno a uno gli occhi sparsi per tutto il corpo, al suono del flauto di Mercurio. Quest’ultimo, rappresentato con la barba e una tunica rossa, per sembrare un pastore e non una divinità, è intento a suonare il flauto e sembra quasi emergere dall’acqua (o arrivare dal cielo?) in una posa irreale e ancora lontana dalla forma antica. E’ specialmente nella figura di Argo che notiamo il retaggio di uno stile cortese, elegante, e lontano da Ovidio che invece lo descrive come una specie di mostro con la testa piena d’occhi sia davanti che dietro (Met. I, vv.625-627). Qui, infatti, il pastore ha volto umano, cappello, barba e gli occhi costellano tutto il corpo quasi come una decorazione. Io-giovenca, è legata per le corna ed è uno dei rari esempi in cui non è bianca, attributo che solitamente evidenzia la purezza. Se seguiamo il testo, dopo un breve riassunto del mito, Christine de Pisan usa la storia di Argo per ammonire il buon cavaliere a non lasciarsi ingannare dalla malizia dei discorsi –in questo caso addormentarsi al bel suono di un flauto- per non perdere ciò che ha guadagnato con fatica, e cioè Io, la quale rappresenterebbe la fanciulla amata.

Francesca Pagliaro