Titolo dell'opera: Mercurio e Argo
Autore:
Datazione: 1385 ca.
Collocazione: Lione, Bibliothèque Municipale, manoscritto dell’Ovide Moralisè, Ms. 742, f. 21v
Committenza:
Tipologia: miniatura
Tecnica: acquerello
Soggetto principale: Mercurio sulla sinistra suona il flauto per addormentare Argo.
Soggetto secondario:
Personaggi: Mercurio, Argo
Attributi: cornamusa(?), vestito da pastore (Mercurio); sonno, bastone, cappello, pecore (Argo)
Contesto: paesaggio pastorale
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini: http://sgedh.si.bm-lyon.fr/dipweb2/phot/enlum.htm
Bibliografia: Paris G., Chrétien Legouais et autres traducteurs ou imitateurs d’Ovide, Imprimerie Nationale, Parigi 1885, pp. 3-73; Seznec J., La sopravvivenza degli antichi dei, Boringhieri, Torino 2001, p. 138,fig. 34; Cotton F., Les manuscrits a peintures de la Bibliothèque de Lyon. Essai de catalogue, in "Gazette des Beaux-Arts", LVX, 1965, n. 1156-57, p. 286
Annotazioni redazionali: questa miniatura con Mercurio trasformato in pastore che addormenta Argo, appartiene ad un manoscritto dell’Ovide Moralisè che si ritiene sia stato composto da Chretien Legoulais nella prima metà del XIV secolo. La prima cosa da notare è che Mercurio non suona il flauto, bensì una cornamusa, e non ha alcuno strumento che faccia presagire l’uccisione di Argo. Quest’ultimo non ha nessun attributo che ci ricordi la sua straordinaria vista e sembrerebbe un comune pastore con le sue pecore. Appartenente a una versione moralizzata delle Metamorfosi, come la scheda opera 09, la miniatura sembra avere un’aspetto meno “allegorico” e meno volto a stigmatizzare l’episodio nel significato di Argo-mondo o uomo avveduto, e Mercurio- eloquenza, ma piuttosto a visualizzare l’aspetto narrativo e favolistico della scena. Il pastore, infatti, non è caratterizzato dai molti occhi, e Mercurio non è affatto potenziato nelle sue qualità divine con l’aggiunta di qualche attributo: la scena a cui ci troviamo davanti ha un aspetto bucolico e sereno. Forse, l’intento era di evidenziare soltanto il ruolo di pastore della chiesa per Argo, il quale deve usare prudenza (avere cent’occhi) contro gli adulatori (Mercurio) per difendere il suo gregge (i fedeli). Da notare l’assenza di Io-giovenca. Questo particolare potrebbe essere la conseguenza di un maggiore spazio dato all’episodio e della nascita e crescita di un valore tutto suo, a prescindere dalla cornice della vicenda riguardante Io-giovenca. Isolando l’episodio, esso riesce comunque ad avere autonomante un valore edificante. Come ci suggerisce Seznec: “...dovremmo leggere una lezione o un sermone edificante, dietro quelle immaginette, incantevoli per freschezza e malizia, che accompagnano i manoscritti dell’Ovidè Moralisè..” (Seznec, op.cit. p. 138)
Francesca Pagliaro