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Niccolò degli Agostini, Tutti li libri de Ovidio Metamorphoseos tradutti dal litteral al verso vulgar con le sue allegorie in prosa. Libro I

Perché sapendo che la vacca bella

era una dama, accio non la facesse

Giove come era già ritornar quella

Argo i custodia, ed i sua guardia messe

havea questo Argo come ne favella

de Ovidio lopre a noi chiare, et “espresse”

cento occhi, il quale fu veduto certo

dormir, che non tenessi alcuno aperto

 

Giove di questo fu molto turbato

e le dispose di farlo morire

e Mercurio suo figlio hebbe chiamato

et ordinali il tutto in breve dire

il quale rispose con parlar ornato

nol potro far se tu nol fai dormire

va disse Giove e col suon che farai

ne le tue canne la addormenterai.

 

Mercurio alhor per comandamento

del padre, presto per laria volo e

e se ne venne quasi in un momento

la dove Argo, et quello saluto e

poi ponendosi a bocca il suo strumento

soavemente a suonar comincio e

e piacendoli ad Argo questo suono

disse ove lhai trovato figliuol buono

 

(………)

 

DE LA MORTE DI ARGO

 

Detto questo Mercurio rapiglio e

il suo strumento e comincia a suonare

si dolcemente chel sol si firmo e

nubbi e venti fece in ciel ristore

tal che gli occhi argo ad un ad un serro e

e doppo cosi shebbe a dormentare

e dormendo era li de sensi privo

che giudicato hommai lharia più vivo

 

Alhor Mercurio prese il suo falzone

per far Argo ristar sul pian acciso

et quel oprando con molta ragione

il capo gli hebbe dal busto diviso

e de la vacca avendo compassione

per compiacer il re del paradiso

come giusto figliuol pien di bontade 

senza ilexion lasciolla in libertade

 

(….)

 

ALLEGORIA DELLE COSE DETTE

 

(..) la vacca data in guardia ad Argo che aveva cento occhi, il quale Argo in greco, suona dire prudentia et avedimento, con cento occhi, questo e numero perfetto cioe con aperto vedere, elquale e ingannato da Mercurio idio della eloquentia, imperho che niuno e tanto savio che dallo ornato e polito parlare non fia vinto et gli “sura” la vacca, la quale lassa poi in sua libertade et ritornar in dama, questo dimostra quanto gli romeni dil mondo sono siubiugati per loro impotentia dalla concetta ripintina furia dalla quale per il saggio parlar sono liberati et ritornano nel loro primo stato (…..)

(…) questo e il natural delle canne che quando in esse soffiato ovver che siano percosse dal vento sonino, che Mercurio le sonasse si bene che con elle addormentasse Argo. Questo se intende per la sapientia et eloquentia le quali fanno ogni sottil intelletto ed ogni chiara luce addormentare (…)

 

DELLI OCCHI DI ARGO MUTATI IN CODA DI PAVONE

 

Vedendo Giunone morto Argo si gli increbbe assai, ma non lo poteva agiutare, impero che uno idio non po contra la forza et il voler di l’altro onde per questo la detta dea tolse li occhi di esso Argo et mutolli in coda di pavone la qual coda pose sopra la detta vacca et liberala che landasse a suo piacere

 

ALLEGORIA

 

L’ultima allegoria del primo libro de Ovidio, che dice che Iuno muto gli occhi dargo in coda di pavone, per Argo il quale aveva cento occhi se intende lhomo prudente il quale con cento occhi e per cento vie circa di guardarli et fuggire gli inganni et vanitade de questo mondo, ma non si po tanto schermire difender et guardare che nella fine viene ingannato dalli falsi adulatori como spesso Argo dalle parole di Mercurio e dove dice che Iuno pose la detta coda di pavone sopra la vacca : se intende che quando luomo va circando le cose vane allora li vien tolti da Iuno gli occhi.

Cioe quello elmento dilaria e perde la visione divina et la sua luce li ritorna in oscurità, et come cieco tutto si dedica alle cose bestiali