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1497 d.C.

Giovanni dei Bonsignori, Ovidio Metamorphoseos Vulgare.

Come giove mandò Mercurio a togliere la vacca ad Argo. Capitulo XXXVI.

Giove chiamò Mercurio, nato de Maia, figliuola d’Attalante e disseli: “ Figliuol mio, va e uccidi Argo e vedi modo che tu li tolli quella bella vacca che guarda”. Allora Mercurio scese in terra e trasfòrmose in forma de pastore, e tolse la zampogna ed andò fine ad Argo, e comenzò a sonare; Argo lo chiamò e pregalo che li sonasse più che da presso. Mercurio s’appresso e comincò a sonare tanto dolcemente che ad Argo ne venia sonno; ma intanto li disse ad Argo: “ O giovane, io te prego che tu mi dichi come fu trovata cotesta sì bella melodia”. Allora Mercurio rispondendo in tal forma, lì incominciò a parlare.

(…)

Come Mercurio tolse la vacca ad Argo. Capitulo XXXVIII  

Avendo Mercurio tolse la vacca ad Argo, si ricomenzò el suono, onde Argo s’adormentò per la dolcezza del suono. Allora Mercurio, vedendo Argo così addormentato, prese un falcione e tagliòli la testa ed appresso lassò Mercurio andare la vacca a sua libertà.

Allegoria  e decima trasmutazione de la mutata in vacca. Segnata per J  

(..) 8: La vacca è data in guardia ad Argo, che avea cento occhi , “argo” in greco è in nome che “prudenza” e “d’avedimento”; con cento occhi questo è numero perfetto perciò che è con perfetto vedere, el quale è ingannato da Mercurio, dio della eloquenza, perciò  che niuno è tanto savio che dallo ornato e pulito parlare non sia ingannato e colto, ed è lli tolta e furata la vacca la demustra che li uomini de questo mondo sono guardati legati e subgiugati per loro per loro impotenza che e lo studio loro ed el bel parlare libera, ed allora sono tornati in donna , cioè divina, che signoreggia la sua propria libertà  (…..)

Come li occhi de Argo fuoro mutati in coda de paone. Capitolo XL. 

Vedendo Iuno morto Argo, sì li rincrebbe assai, ma nol potea aiutare,  perciò che uno dio non po’ fare contra l’altro, allora tolse li occhi de Argo e mutoli in coda de paone; e questa maraviglia pose sopra de la vacca, cioè che li puose  alla coda, e liberò la vacca ch’ella andasse dove volesse.

Undecima e ultima allegoria delli occhi de Argo. Segnata per K. 

L'ultima allegoria del primo libro è delli occhi de Argo mutati in penne de paone. Per Argo s’intende l’uomo prudente ed avveduto, el quale se dà alle vanità de questo mondo, overo l’uomo mondano, lo quale solo ha cura a le cose mundane . Similemente intendo per lu paone l’uomo vano, el quale non cura dell’anima sua, ma solo del corpo, sì come fa al paone, el quale con la coda adorna tutto el corpo, ma poi che se guarda alli piedi, cioè come è male fondato per li peccati, se esgomenta e niente li pare tutta l’altra bellezza. E quando andano cercando le vanità del mondo, allora ci sono tolti da Iuno gli occhi, cioè dallo elemento de l’aire, e perdino la visione divina e la nostra luce è trasmutata in penne e poste sopra della  vacca, perché volano alle vanità e ponemoce sopra le cose bastilai, perdendo el diritto andamento della vita eterna.