47: Giove ed Io

Titolo dell’opera: La metamorfosi di Io in giovenca

Autore: Rembrandt Van Rijn (1606-1669)

Datazione:

Collocazione: Londra, Victoria and Albert Museum

Committenza:

Tipologia: disegno

Tecnica: penna e bistro (dimensioni 190 x 296 mm)

Soggetto principale: Io trasformata in giovenca

Soggetto secondario: Giunone scopre Giove con Io

Personaggi: Giove, Giunone, Io, Cupido, folla di persone (divinità?)

Attributi: pavone, carro (Giunone); arco e frecce (Cupido)

Contesto: paesaggio all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Benesch O., The drawings of Remmbrandt, a critical and chronological catalogne, The Phaidon Press, Londra 1957; Papa R., Rembrandt e Amsterdam, “Art Dossier”, Maggio 2006, 222; L’opera complete di Rembrandt, a cura di Le caldano P., Rizzoli, Milano 1969

Annotazioni redazionali: Il disegno mostra Giove che, tramutata la ninfa Io in vacca per nasconderla a Giunone, viene ammonito dalla moglie alla presenza di numerose persone ( forse delle divinità). Giunone arrivata con il suo carro sul luogo del tradimento compiuto da Giove, con un braccio punta il marito che le sta di fronte accompagnato da Io/giovenca. Il disegno potrebbe essere ispirato alla tavola di Pieter Lastman, maestro di Rubens, conservata alla National Gallery di Londra (Cfr. scheda opera 44). Il tratto del disegno di Rembrandt è molto più intenso nella parte sinistra, dove le figure e le ombre sono ben delineate, mentre nella parte destra, in cui è abbozzato il gruppo di figure capeggiate da Giunone, i contorni sono meno definiti. L’insieme di persone radunate ad assistere al momento in cui Giove viene sorpreso dalla moglie con la sua amante sono tutte schierate dalla parte della dea. La donna che protegge Giunone con un parasole costituisce una novità iconografica. Dai soggetti di origine mitologica solitamente Rembrandt estrapolava il senso morale della favola scelta: il disegno può essere così affiancato al significato morale della storia di Giove e Io raffigurao nella Sala della Padrona in Villa Emo a Fanzolo di Vedelago da Giovan Battista Zelotti (Cfr. scheda opera 36), dove Giunone, la moglie tradita, diventa il simbolo della virtù coniugale che punisce l’amore estraneo al matrimonio.

Maddalena Bertolini