43: Giove ed Io

Titolo dell’opera: Giove cede a Giunone Io trasformata in giovenca in simbolo di pace

Autore: Ambrogio Figino

Datazione: 1599 (datato e firmato “IVSSV RVDOL. CAES. FIGINUS PING. MDCIX MEDIOL.”)

Collocazione: Pavia, Pinacoteca Malaspina, Musei Civici

Committenza: Imperatore Rodolfo (1552-1612)

Tipologia: dipinto

Tecnica:

Soggetto Principale: Giove cede Io a Giunone

Soggetto secondario:

Personaggi: Cupido, Giove, Giunone, Io

Attributi: arcobaleno (Iride); pavoni (Giunone); aquila, fulmine (Giove)

Contesto: paesaggio all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://www.sapere.it/tc/img/Arte/Articoli/Iconografia_Zeus/zeus10.jpg

Bibliografia: Perissa Torrini A., Disegni del Figino, Gallerie dell’Accademia di Venezia, Electa, Milano 1987; Ciardi R.P., Giovan Ambrogio Figino, Edizioni Marchi & Bertolli, Firenze 1968, p. 110

Annotazioni redazionali: In una lettera scritta da Ambrogio Figino all’Ambasciatore Cattolico e destinata all’imperatore Rodolfo dell’11 ottobre 1600, è lo stesso artista a descrivere la sua opera: “(…) La grandezza del quale (quadro) è in altezza braccia tre e mezzo, e in larghezza due e mezzo, le figure sono grandi al naturale, il senso della tavola è misterioso, ma longo, il che taccio, il soggetto è questo. Giove con Io Ninfa conversa in giuvenca da Giove per la sopravenuta di Giunone sua moglie, qual parte è ignuda, siede sopra una nube e poggia il braccio sinistro sopra detta nube e mostra querelarsi col marito Giove, ha la testa ornata di diadema Regio con gioie a lei per segno della ricchezza dataci, appresso quella è l’arco Iris, e li Pavoni suoi animali, Giove siede sotto la quercia arbore suo, e tiene la mano destra sopra il fulmine per la potenza assegnato, e con la sinistra accenna la Ninfa in giuvenca, qual è in tutto scorzo, e resta adombrata dalla nube della gelosa Giunone, e mostra partirsi, ma volger la testa indietro; Giove tiene la gamba destra posata sopra la sinistra; Cupido è dietro di Giove e gli aiuta il manto sopra le spalle e cerca di coprirlo e tiene la faccia verso la dea attentamente, a canto Giove vi è l’Aquila Imperiale uccello suo, che stende l’ali e la testa verso la Dea; in alcuni sassi a basso ho scritto il nome mio e la commissione datami; e questi sono li segni di quella fatica, qual forse non è stata meritevole di comparir avanta tanto Prencipe, ma se per aventura sarà stata accetta e quella si compiacesse comandarmi più oltre, spererei far ancor più per S. M. qual Dio conservi e V. E. insieme, e perdoni il travaglio, che in lei confido (…)”. I personaggi occupano tutto lo spazio disponibile sulla tela e la corposa muscolatura degli dei, soprattutto quella della poco femminile Giunone, mettono in evidenza gli studi michelangioleschi e raffaelleschi effettuati a Roma dall’artista (Ambrogio dopo essere stato a scuola dal Lomazzo si impegna nella riproduzione delle opere di Michelangelo e Raffaello). Oltre al dipinto, si conserva anche uno Studio preparatorio per Giove, Giunone e Io (Lisbona, Museu Nacional de Arte Antiga). Il disegno mostra alcuni studi per la figura di Giove e di Io e due bozze per il gruppo di figure di Giove, Giunone e Io che rimangono fedeli all’originale. 

Maddalena Bertolini