37: Giove ed Io

Titolo dell’opera: Giove, sorpreso da Giunone, tramuta Io in vacca

Autore: Giovan Battista Zelotti (1526-1578)

Datazione: 1565

Collocazione: Fanzolo di Vedelago (TV), Villa Emo (Sala di Giove e Io)

Committenza: famiglia Emo

Tipologia: dipinto

Tecnica: affresco

Soggetto principale: Giunone chiede in dono a Giove la giovenca Io

Soggetto secondario:

Personaggi: Giunone, Giove, Io

Attributi: aquila (Giove); scettro (Giunone)

Contesto: paesaggio all’aperto con rovine di edifici antichi

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Crosato L., Gli Affreschi nelle Ville Venete del Cinquecento, Libreria Editrice Canova, Treviso 1962; Zorzi G., La Villa di Leonardo Emo (ora di Lorenzo Emo Capodilista a Fanzolo), in Le Ville e i Teatri di Andrea Palladio, Neri Pozza Editore, Vicenza 1969; L’Opera Completa di Tiziano, a cura di Valcanover F., Rizzoli Editore, Milano 1969; Brugnolo Meloncelli K., Battista Zelotti, Berenice, Missaglia (Como) 1992, pp. 111 e 112; Bordignon Bavero G., Villa Emo, BBL Edizioni, Cittadella (PD) 1993; AA.VV., La Pittura nel Veneto, Il Cinquecento, Electa, Milano 1998, pp. 658 e 659, vol. II; Sermonti I., Il Prezioso Patrimonio Palladiano, in “Civiltà del Rinascimento, Settembre 2001, Anno I/n. 8, pp. 94-103; Crosato Larcher L., Villa Emo e Villa Barbaro a Maser, in Da Bellini a Veronese, Temi di Arte Veneta, a cura di Toscano G., Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, Venezia 2004, pp. 589-599; Pedrocco F.,  Giovan Battista Zelotti, La Virtù Fustiga il Vizio, in Natura e Maniera tra Tiziano e Caravaggio, Le Ceneri Violette di Giorgione, a cura di Sgarbi V., Skira, Milano 2004, p. 304

Annotazioni redazionali: la scena fa parte del ciclo di affreschi che decorano le pareti della Sala di Giove e Io a Fanzolo di Vedelago, in provincia di TrevisoT, all’interno della villa cinquecentesca appartenuta alla prestigiosa famiglia Emo. Nel’affresco di Giovan Battista Zelotti si vedono Giove seduto sui resti di un edificio antico accompagnato dall’aquila, e Giunone che, girata di spalle, si trova in piedi davanti a lui. La dea, con il braccio teso e l’indice rivolto verso la giovenca, chiede al marito l’animale come pegno d’amore, proprio come è raccontato da Ovidio nel primo libro delle Metamorfosi (Iofc10). Il modello iconografico utilizzato dall’artista veneto è quello dell’incisione prodotta dalla collaborazione di Gian Giacomo Caraglio e di Perin del Vaga (Cfr. scheda opera 17), anche se la soluzione adottata da Zelotti presenta qualche leggera differenza rispetto all’originale di Caraglio. L’attenzione di Giovan Battista rivolta alle figure uscite dal pennello di Michelangelo è visibile nella figura di Giove: il dio può benissimo essere accostato alla figura di Adamo nella Creazione di Adamo (1510) della Cappella Sistina. Per un’analisi completa del ciclo di affreschi si veda la scheda opera 36.

Maddalena Bertolini