
Titolo dell’opera: Giove e Io (o Giove e Venere?)
Autore: Paolo Caliari, detto il Veronese (1528 ca.-1588)
Datazione: 1562-1565
Collocazione: Boston, Museum of Fine Arts
Committenza: Marcantonio Barbaro (?)
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tela (27,1 x 101 cm)
Soggetto principale: Giove e Io (o Giove e Venere)
Soggetto secondario:
Personaggi: Giove, Io (o Giove e Venere)
Attributi: aquila (Giove)
Contesto: cortile all’aperto
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini: http://www.mfa.org/collections/search_art.asp?coll_keywords=veronese&submit.x=0&submit.y=0
Bibliografia: L’Opera Completa di Veronese, a cura di Marini R., Rizzoli, Milano 1968; Pignatti Pedrocco T., Veronese, Catalogo Completo dei Dipinti, Cantini, Firenze 1991; Pignatti T., Pedrocco F., Veronese, Electa, Milano 1995; L’Età di Rubens, Dimore, Committenti e Collezionisti Genovesi, catalogo della mostra tenuta a Genova, a cura di Boccardo P., Skira, Milano 2004, p. 372; Veronese, Miti, Ritratti, Allegorie, catalogo della mostra tenuta a Venezia, a cura di Nitti P., Pedrocco F., Skira, Milano 2005
Annotazioni redazionali: Il soggetto dell’opera di Veronese con Giove e Io di Boston non è stato ancora accertato: la critica non è ancora riuscita a stabilire se l’opera raffiguri Giove che sta per dare inizio alla relazione amorosa con Io, Giove con Venere o Giove che tiene tra le braccia la moglie Giunone. L’ipotesi più probabile sembra essere quella che vede nel dipinto una raffigurazione del padre degli dei e della figlia di Inaco, perché nessuno ha mai raccontato di una relazione incestuosa tra Giove e Venere e perché, nel caso si trattassero di Giove e Giunone, mancano gli attributi della dea, mentre è presente l’aquila di Giove. La piccola tela fa parte di una serie di oltre diciassette quadri con soggetto mitologico, di cui oggi se ne conservano cinque (L’Olimpo; Atalanta e Meleagro - Cfr. scheda opera relativa; Atteone e Diana con ninfe - Cfr. scheda opera relativa; Ratto d’Europa). Non è chiara neppure la committenza del ciclo e la sua funzione: forse dipinte per Marcantonio Barbaro, alcuni critici le vogliono vedere come delle spalliere, ma è forse più probabile che si trattasse di un ciclo creato per allestire uno studiolo. Incerta è la data di esecuzione delle opere che oscilla tra gli anni sessanta e settanta del Cinquecento, anche se si crede che siano state realizzate tra il 1562 e il 1565. Le tele compaiono nell’inventario della collezione del genovese Gio. Batta Raggi e dopo vari passaggi in altre raccolte furono portate nella collezione museale attuale nel 1964. La donna che siede sulle ginocchia di Giove sembra essere una derivazione dell’Io dipinta dal Correggio nella maestosa tela conservata a Vienna con Giove e Io (Cfr. scheda opera 21).
Maddalena Bertolini