30: Giove ed Io

Titolo dell’opera: Giove che insegue Io

Autore: Anonimo

Datazione: 1557-1575

Collocazione: Musei Civici di Pesaro

Committenza:

Tipologia: piatto

Tecnica: maiolica istoriata (diametro 24,5 cm)

Soggetto Principale: Giove insegue Io

Soggetto secondario: Unione di Giove e Io (nell’angolo a sinistra)

Personaggi: Giove, Io

Attributi: corona in testa (Giove)

Contesto: paesaggio all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://www.museicivicipesaro.it/db_ceramiche.asp?id=144&liv=1

Bibliografia: Malacarne G., Alla Tavola del Principe tutto è Spettacolo in “Civiltà del Rinascimento”,  Anno I/n. 11, Rizzoli Periodici, Milano Dicembre 2001 pp. 94-101;  Botticelli, I Classici dell’Arte Presentazione di Carlo Bo, Rizzoli/Skira, Milano 2003, p. 128; Parmigianino e il Manierismo Europeo, Lucia Fornari Schianchi e Sylvia Ferino-Pagden (a cura di), Catalogo della Mostra di Parma, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2003, pp. 145 e 146.; Buda P., Alcune Considerazioni sulla Ceramica Rinascimentale in Mythologica et Erotica: Arte e Cultura dall’Antichità al XVIII Secolo, Ornella Casazza e Riccardo Pennaioli (a cura di), Catalogo della Mostra di Firenze, Sillabe Editoriale, Livorno 2005, pp. 108-117

Annotazioni redazionali: Ai Musei Civici di Pesaro sono conservate due maioliche che raffigurano ciascuna due episodi del mito di Giove e Io (una raffigura Giove che insegue Io mentre l’altra Mercurio che uccide Argo). In questa maiolica Giove rincorre la fuggitiva Io nei pressi di un fiume (Inaco?). Nell’angolo a sinistra Giove e Io sono raffigurati sdraiati in un bosco durante la loro unione. Sullo sfondo a destra si scorgono gli edifici di una città. Manca qualsiasi attributo di Giove ma la regalità del dio è segnalata dalla corona che porta sul capo. L'iconografia riprende quella utilizzata da Salomon (Cfr. scheda opera 28) e ripresa in seguito anche da Virgil Solis (Cfr. scheda opera 33). Nel Rinascimento la maggiore richiesta di stoviglie decorate a mano o di piatti e utensili d’oro e d’argento non destinati all’uso era la conseguenza dell’importanza assunta dai banchetti che si svolgevano nei palazzi. In occasioni dei festeggiamenti di nascite, di matrimoni o di visite illustri questi oggetti finemente lavorati venivano esposti in apposite credenze per ostentare il grado sociale del padrone di casa durante pranzi o cene (esempi di come venivano esposte le stoviglie sono visibili nella tavola di Sandro Botticelli con la Storia di Nastagio degli Onesti,  IV pannello, 1483, Collezione Privata, e nell’affresco di Giulio Romano con il Banchetto degli Dei  nella Sala di Psiche a Palazzo Tè, Mantova).

Maddalena Bertolini