Titolo dell’opera:Giove, sorpreso da Giunone, tramuta Io in vacca
Autore: Giovanni Antonio Rusconi (1520 ca. - 1587)
Datazione:1553
Collocazione: Le Trasformationi, Venezia, 1561
Committenza: Gabriel Giolito de’ Ferrari
Tipologia: incisione
Tecnica: xilografia
Soggetto Principale: Giunone scopre Giove con Io
Soggetto secondario: Io trasformata in giovenca
Personaggi: Giove, Giunone, Io (giovenca)
Attributi:
Contesto: paesaggio all’aperto
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini: http://www.fotomarburg.de/gaeste/OvidServ/Dolce2/2/fm6000176.jpg
Bibliografia: Immagini degli Dei. Mitologia e Collezionismo tra ‘500 e ‘600., Claudia Cieri Via (a cura di), Catalogo della Mostra di Lecce, Leonardo Arte, Milano 1996, pp. 22-28.Guthmuller B., Immagine e Testo nelle Trasformationi di Lodovico Dolce in Mito, Poesia, Arte, Saggi sulla Tradizione Ovidiana nel Rinascimento, Bulzoni Editore, Roma 1997, pp. 251-274
Annotazioni redazionali: Nel 1553 Ludovico Dolce scrive Le Trasformazioni Tratte da Ovidio, stampate a Venezia presso Gabriele Giolito de’ Ferrari ed illustrate da Giovanni Antonio Rusconi. Rusconi per accompagnare le figure al testo, non guarderà all’opera di Dolce, ma a quelle precedenti di Bonsignori (opera in prosa del 1375-1377 ma stampata nel 1497) e Agostini (1522), edizioni corredate da immagini che saranno sfruttate dall’architetto veneziano come modelli iconografici. La scelta del disegnatore fu motivata dal fatto che l’opera di Dolce doveva anticipare l’uscita dell’edizione delle Metamorfosi dell’Anguillara (1554) prevista per l’anno successivo, per cui è molto probabile che le incisioni fossero state commissionate al Rusconi da Giolito ancora prima della scrittura del testo da parte di Ludovico. Il lavoro di Dolce venne attaccato dalle critiche negative di Ruscelli, il quale sosteneva che nelle Trasformationi fossero presenti numerosi errori di rima, di lingua, di stile e di errate interpretazioni dall’originale latino. Fu così che Dolce decise di rivedere la sua traduzione, ripubblicandola in un’edizione aggiornata ed ampliata. Durante l’opera di rivisitazione del testo si decise di ridurre anche il programma iconografico che originariamente prevedeva 94 xilografie: furono eliminate le illustrazioni bibliche, le incisioni usate due volte e perfezionato il rapporto tra testo e immagine. L’innovazione di Rusconi sta nel fatto di aver eliminato la rappresentazione simultanea in cui, in un’unica xilografia, si raffiguravano più episodi del mito. Nell’incisione di Rusconi Io, tramutata in vacca dal padre degli dei, emerge in parte dal groviglio di nubi; Giove è in piedi al fianco dell’animale, mentre Giunone si sta avvicinando al luogo del misfatto. La figura di Giove mostra chiaramente l’utilizzo di un modello iconografico antico: il dio può essere accostato alle sculture create dai maestri fiorentini per addobbare le facciate degli edifici religiosi come al Cristo nell’Incredulità di San Tommaso di Verrocchio e al San Matteo di Ghiberti, entrambi scolpiti per la chiesa di Orsanmichele a Firenze. La figura di Giunone invece sembra essere uscita dall’incisione di Caraglio (su disegno di Perin del Vaga) con Giove trasforma la ninfa Io in vacca, facente parte della serie di stampe con gli Amori degli Dei (Cfr. scheda opera 17).
Maddalena Bertolini