24: Giove ed Io

Titolo dell’opera: Giove rapisce Io

Autore: Giovanni (1495-dopo il 1579) e Luca Cambiaso (1527-1585)

Datazione: tra il 1545 e il 1550

Collocazione: Genova, Palazzo Doria (già Spinola), piano nobile, Sala di Apollo

Committenza: Antonio Doria

Tipologia: dipinto parietale

Tecnica: affresco

Soggetto Principale: Giove rapisce Io

Soggetto secondario:

Personaggi: Giove e Io

Attributi: aquila (Giove)

Contesto: luogo all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Suida Manning B.- Suida W., Luca Cambiaso, la vita e le opere, Ed. Cheschina, 1958 Milano, p. 15;Magnani L., Luca Cambiaso da Genova all’Escorial Sagep Editrice, Genova 1995; Fabbri F., Palazzo di Giovan Battista e Andrea Spinola (Doria), in  La pittura in Liguria. Il Cinquecento, a cura di Parma E., Genova 1999, pp. 257-261; Palazzo Doria-Spinola, a cura di Gianni Bozzo, De Ferrari, Genova 2004, p. 28;

Annotazioni redazionali: Tra il 1545 e il 1550 Luca Cambiaso e suo padre Giovanni, artisti genovesi, sono impegnati nella decorazione della sale di Palazzo Doria-Spinola, costruito tra il 1541 e il 1543 da Giovan Battista Castello e Bernardino Cantone su ordine di Andrea Doria. La decorazione con il ciclo di affreschi che hanno per soggetto le Metamorfosi di Ovidio sono visibili nei pennacchi all’interno della Sala di Apollo. L’amore di Giove per Io è dipinto da Cambiaso in cinque affreschi in cui compaiono: Giove rapisce Io; Giove, Giunone e Io (Cfr. scheda opera 25); Argo e Io; Mercurio addormenta Argo e Mercurio uccide Argo. In questa scena Cambiaso ha dipinto il padre degli dei nell’atto di afferrare la giovane fanciulla: il dio emerge dalle nubi da cui è avvolto, con il busto e le braccia protese in avanti, agguanta la gamba della ragazza e la porta verso di sé; la ninfa, nuda è distesa su un drappo giallo. Il dissenso di Io è reso chiaramente manifesto dall’espressività del suo volto: la donna ha la testa rivolta dalla parte opposta a quella di Giove e sembra gridare a gran voce per opporsi alla sua volontà. Tra la ragazza e il dio emerge la figura dell’aquila di Giove. Nella decorazione della Sala del Consiglio emergono tutti i tratti tipici della pittura manierista in cui viene eliminato l’ordine gerarchico delle figure e gli episodi dipinti trasmettono una particolare violenza; non mancano riferimenti all’arte michelangiolesca accolti da Luca durante un suo soggiorno giovanile (non documentato) a Roma, ma forse è più probabile che l’artista abbia avuto sottomano i disegni di artisti che avevano lavorato nella città pontificia fino al 1527 (anno in cui gran parte della popolazione lasciò la città a causa del Sacco) e che come Perin del Vaga si trasferirono a Genova; non bisogna dimenticare che Della Casa e Bonasone tra il 1543 e il 1545 riproducono, attraverso disegni a stampa, il Giudizio di Michelangelo: Giove rapisce Io la figura del padre degli dei potrebbe addirittura essere sovrapposta a quella della sagoma di un beato che emerge dalle nubi nel Gruppo di Beati di destra nell’affresco con il Giudizio Universale.     

Maddalena Bertolini