20: Giove ed Io

Titolo dell’opera: Giove e Io

Autore: Garofalo (Benvenuto Tisi detto il, 1476/81-1559) o Girolamo da Carpi (Girolamo Sellari, 1501-1556)

Datazione: 1520 o 1540

Collocazione: Nationalmuseum, Poznan (Polonia)

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tavola (107 x 156 cm)

Soggetto Principale: Giove e Io

Soggetto secondario: Giunone chiede a Giove la giovenca Io, Mercurio uccide Argo

Personaggi: Giove, Io, Giunone, Argo, Mercurio

Attributi: aquila e fulmini (Giove)

Contesto: paesaggio all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Fioravanti Baraldi A. M., Girolamo Sellari detto da Carpi in La Pittura Bolognese del ‘500, Fortunati Pietrantonio V.(a cura di), Grafis Edizioni, Bologna Agosto 1986, vol. I  p. 209; Fioravanti Baraldi A.M., Il Garofalo, Benvenuto Tisi, Pittore (c. 1476-1559), Catalogo Generale, Edit, Faenza 1993; La Pittura in Emilia e in Romagna, Il Cinquecento, Nuova Alfa Editoriale, Bologna 1995, vol. I pp. 186-196; Ekserdjian D., Correggio, I Dipinti Mitologici  Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 1997, p. 284

Annotazioni redazionali: Le ipotesi di attribuzione di questo dipinto che raffigura Giove e Io sono controverse. La paternità dell’opera è contesa tra il Garofalo e di Girolamo da Carpi. I due artisti collaborarono in molte occasioni influenzandosi reciprocamente: tratti distintivi della pittura dell’uno e dell’altro sono ravvisabili anche nella tavola polacca. L’unico dato certo è che l’opera fu acquistata a Bologna nel 1828 dal pittore Guizzardi su commissione della corte prussiana. La favola ovidiana ha inizio con l’incontro tra Giove e Io: il padre degli dei indica alla ninfa il bosco adatto a coprire il loro incontro amoroso (Giove è stato iconograficamente avvicinato alla figura del ragazzo sulla destra nella Cacciata di Eliodoro di Raffaello in Vaticano); nel frattempo il cielo si sta oscurando a causa delle coltri di nebbia volute dal dio per nascondere l’infedeltà agli occhi di Giunone. Tra i due protagonisti c’è l’aquila di Giove che tiene nel becco un fascio di fulmini. Nella posa di Giove e Io una parte della critica ha voluto vedere una ripresa dell’iconografia dell’Annunciazione con l’Arcangelo Gabriele e la Vergine Maria. Sullo sfondo, al centro del dipinto, si scorgono le figure di Giunone, che chiede in dono la giovenca al marito, di Giove e di Io trasformata in vacca. In lontananza, sulla sinistra, altre due figure animano la scena: Mercurio, inviato da Giove per liberare Io, sta sferzando il colpo mortale al pastore, già addormentato a terra. Il problema dell’attribuzione dell’opera nasce dal cartiglio (apparentemente chiaro) attaccato ad un ceppo posto in primo piano sulla destra: “BENVENUTUS TISIUS FACIEBAT ANNO 1540”. Il cartiglio è ritenuto un falso da alcuni critici. Anna Maria Fioravanti Baraldi (1986) sostiene due ipotesi: o una collaborazione tra i due artisti o, come già accennato, l’esclusiva mano di Girolamo da Carpi.

Maddalena Bertolini