16: Giove ed Io

Titolo dell’opera: Giove e Io

Autore: Gian Giacomo Caraglio (1500-1570)

Datazione: 1527

Collocazione: Roma, Istituto Nazionale per la Grafica

Committenza: Bavero de’ Carrocci (detto il Baviera)

Tipologia: incisione

Tecnica: bulino

Soggetto Principale: Giove e Io

Soggetto secondario: Giunone scopre Giove con Io

Personaggi: Giove, Io, Giunone, Cupido

Attributi: aquila (Giove); arco e faretra (Cupido); diadema con mezza luna di Diana (Giunone)

Contesto:

Precedenti: Perin del Vaga, Giove e Io, dalla serie di incisioni i Modi di Marcantonio Raimondi (1524)

Derivazioni:

Immagini:  

Bibliografia: Parma Armani E., Pittore Clementino in Perin del Vaga, L’Anello Mancante, Studi sul Manierismo, Sagep Editrice, Genova 1986, pp. 68 e 69; Tra Mito e Allegoria, Immagini a Stampa nel ‘500 e ‘600, Introduzione di Stefania Massari, Istituto Nazionale per la Grafica, R.D.E. Editrice, Roma 1989, pp. 1-3; Arte e Erotismo in Il Cinquecento, a Cura di Stefano Zuffi, Electa, Milano 2001, pp. 76 e 77; Perin del Vaga, tra Raffaello e Michelangelo, Catalogo della Mostra di Mantova Electa, Milano 2001, pp. 190-194; Bodart D., Il Nudo Femminile: Eros, Mito, Allegoria in Rinascimento e Manierismo,Giunti, Prato Novembre 2005, pp. 134 e 135; Bull M., The Mirror of the Gods, Classical Mythology in Renaissance Art, Allen Lane an Imprint of Penguin Books, USA 2005.

Annotazioni redazionali: Nel 1527, dalla precedente serie di incisioni dei Modi di Marcantonio Raimondi su disegno di Giulio Romano, nasce l’idea da parte di Rosso Fiorentino, Perin del Vaga e Gian Giacomo Caraglio di realizzare la serie di stampe con gli Amori degli Dei su commissione del Baviera. Differenza sostanziale che permise la diffusione dell’opera rispetto ai Modi (che furono sottoposti a provvedimenti di censura con il divieto di riproduzione da Clemente VII) fu la scelta di utilizzare come protagonisti non più coppie umane di amanti, ma di sfruttare le relazioni amorose degli dei, che con sembianze umane possono essere rappresentati senza problemi: infatti è sapere che sono esseri sovrumani che non rende più necessaria la censura, nonostante qualche incisione degli Amori degli Dei fu sottoposta al rigido provvedimento determinandone così la scomparsa. L’intervento di Rosso Fiorentino nella serie degli Amori degli Dei si limitò all’esecuzione di due disegni: il resto del lavoro fu portato a termine da Perin del Vaga, amico del Baviera. Così scrive Vasari a proposito dell’incarico affidato a Perin del Vaga: “Solo fra tanti il Baviera, che teneva le stampe di Raffaello, non aveva perso molto -dopo il Sacco di Roma-, onde per l’amicizia ch’egli avea con Perino, per intrattenerlo gli fece disegnare una parte d’istorie, quando gli dèi si trasformano per conseguire i fini de’ loro amori. I quali furono intagliati in rame da Jacopo Caraglio eccellente intagliatore di stampe” (Vasari, 1550). Non si conosce esattamente il numero di disegni prodotti e nemmeno l’ordine originario, poiché il numero progressivo che si trova su alcune delle incisioni è stato aggiunto dopo la prima edizione probabilmente senza rispettare l’ordine di esecuzione. Un’aggiunta posteriore all’incisione originale del Caraglio devono considerarsi i versi posti nella parte inferiore del foglio perché ne esistono alcune versioni senza, anche se già Gian Giacomo aveva pensato di lasciare un lieve margine libero sotto il disegno destinato ad una eventuale iscrizione. In Giove e Io i due amanti sono ritratti durante il loro rapporto sessuale che si sta compiendo tra un groviglio di nubi e sull’aquila di Giove, che viene usata come cuscino dai due. La violenza di Giove descritta da Ovidio per possedere la giovane appare qui trasformata in un tacito consenso. Dall’angolo sinistro superiore emerge la figura di una donna che porta sulla testa la mezza luna, uno specifico attributo della dea Diana e, a meno che non si voglia far riferimento alla verginità violata di Io introducendo l’immagine della dea della castità che è anche la protettrice delle vergini fino al momento del loro matrimonio, potrebbe trattarsi di Giunone, che è solita osservare i tradimenti del marito dalle nubi. Nell’antica Roma la dea era venerata come protettrice delle donne e del parto proprio come Diana (nell’incisione Giove trasforma la ninfa Io in vacca della stessa serie, la donna che presenta ancora il crescente lunare sul capo è sicuramente la moglie di Giove). Giunone come Diana potrebbe voler simboleggiare la fine della vicenda amorosa di Io: dopo le punizioni inflitte alla fanciulla dalla regina del cielo e trovata pace in Egitto, la ninfa sarà adorata come dea Iside che, come ci tramanda Apuleio (Iofc11), viene identificata come dea della Luna. Nell’angolo inferiore destro appare un amorino che con un braccio sembra spostare le nubi.

In calce:

“Di Giove et Io

Chi creder potra mai chel chiaro viso

in cui si specchia e si trastulla Giove

mutar si debba et quel splendor anciso

restar, che cielo hor a suo voglia move,

Non so sio lodo, Giove, hor il tio aviso

e le spoglie che pensi a costei move

che se pelle le dai di vacca et forma

haura con che ti metta anchor le corna”.

Maddalena Bertolini