12: Giove ed Io

Titolo dell’opera:Il mito di Io

Autore: Bartolomeo di Giovanni (documenti dal 1488 al 1501)

Datazione: 1488

Collocazione: Baltimora, Walters Art Gallery

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: tempera sutavola (65 x 171,5 cm)

Soggetto principale: favola di Giove e Io (secondo pannello)

Soggetto secondario: Mercurioin veste di pastore; Mercurio incontra Argo; Mercurio suona per Argo; Mercurio uccide Argo e libera Io; Giunone attacca gli occhi di Argo sulle piume del pavone; Io assillata dalle Furie mandate da Giunone; metamorfosi di Io in donna; Io trasformata in costellazione o Iride

Personaggi: Giove, Mercurio, Argo, Io, Giunone, Furie, Iride

Attributi: pavoni (Giunone)

Contesto: paesaggio all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Garzelli A., Il Ricamo nella Attività Artistica di Pollaiolo, Botticelli, Bartolomeo di Giovanni, in Silografie, Tessuti e Ricami di Bartolomeo di Giovanni, Editrice Edam, Firenze 1973, pp. 12-15; Zeri F., Italian Paintings in the Walters Art Gallery, School of Florence - 15th Century, The Trustees, Baltimora 1976, p. 100, vol. I.; Zeri F., Dietro l’Immagine, Conversazioni sull’Arte di Leggere l’Arte, Longanesi, Milano 1987, p. 74; Botticelli e Filippino, L’Inquietudine e la Grazia nella Pittura Fiorentina del Quattrocento, Catalogo della mostra tenuta a Parigi e a Firenze nel 2003-2004, a cura di Arasse D., Skira, Milano 2004, pp. 102-104; Bartolomeo di Giovanni, Collaboratore di Ghirlandaio e Botticelli, a cura di Pons N., Catalogo della mostra di Firenze, Edizioni Polistampa, Firenze 2004, p. 11

Annotazioni redazionali: Di Bartolomeo di Giovanni, specialista in opere di piccolo formato come cassoni, predelle, forzieri, spalliere etc., si hanno notizie a partire dal 1488. Gli studiosi sono convinti che la sua attività di artista sia iniziata intorno al 1483, forse all’interno della bottega di Ghirlandaio, per concludersi poi nel 1494. Alla Walters Gallery di Baltimora è conservato il secondo di due pannelli in legno con dipinta la favola di Io. La tavola con la parte iniziale della storia, proveniente da una collezione privata inglese, è conservata nel castello bavarese di Berchtesgaden. Dato il buono stato di conservazione del pannello di Baltimora, si è ipotizzato che il dipinto originariamente dovesse far parte degli ornamenti di un cassone o, più probabilmente, funzionare come spalliera, quindi come elemento decorativo da porre su letti o pareti. La storia ha inizio dall’angolo superiore sinistro, dove Giove (che sporge a mezzo busto su una nuvola) ordina a Mercurio (che dal cielo vola verso terra) di liberare Io, trasformata in giovenca e prigioniera di Argo. Nell’angolo in basso a sinistra il figlio di Giove ha assunto le sembianze di un pastore che guida la sua mandria verso il luogo in cui si trova il fidato di Giunone. Salendo verso il centro della tavola si vedono, dapprima l’incontro tra Mercurio e Argo con Io, poi tutti e due seduti su una roccia dove il messaggero divino sta suonando il flauto per addormentare il mostro dai cento occhi (che non compaiono sul corpo di Argo). Una volta che Argo si è addormentato, Mercurio procede alla decapitazione del pastore; l’episodio è raffigurato di fianco alla scena precedente: Mercurio, osserva il cadavere di Argo, la cui testa è rotolata in avanti. In basso, in primo piano, Giunone tiene tra le mani la testa del pastore per staccarne gli occhi e attaccarli sui pavoni posti davanti a lei. Tre donne di fianco alla dea infastidiscono la giovenca Io: sono le tre Furie (non presenti nel poema ovidiano ma che simboleggiano l’ira di Giunone) inviate dalla moglie di Giove per punire la donna/bestia Io. Proseguendo con la narrazione pittorica si scorge la nuova metamorfosi di Io, in cui la giovane si presenta per metà donna (dal busto in su) e per metà giovenca (nella parte inferiore del corpo) e nella sua completa trasformazione in donna avvenuta in terra d’Egitto. Nella parte destra del cielo, in contrapposizione alla figura di Giove sulla sinistra, sono state rappresentate da Bartolomeo due figure: potrebbero essere Giove e Giunone, mostrando così il padre degli dei mentre tenta di convincere la moglie a perdonare la ninfa, oppure Giunone con Iride (messaggera di Giunone come Mercurio lo è per Giove), che osservano le pene subite da Io. Un altro problema è determinato dalla figura di non chiara identificazione femminile che ascende al cielo: potrebbe essere Iride, oppure, molto più probabile, Io, che una volta assunta forma umana ascende al cielo per trasformarsi nella costellazione che prenderà il suo nome. Tra i collaboratori che aiutarono il Pinturicchio nella realizzazione del programma decorativo dell’Appartamento Borgia, in cui compare la storia del mito di Io-Iside e Osiride (Cfr. scheda opera 13, scheda opera 14, scheda opera 15),è stato fatto, per analogie stilistiche tra le sue opere e le figure rappresentate a Roma, il nome di Bartolomeo.

Maddalena Bertolini