47: Deucalione e Pirra

Titolo dell’opera: Deucalione e Pirra

Autore: Lattanzio Gambara (1530 ca.  -  1574)

Datazione: 1568

Collocazione:Brescia, Palazzo Cimaschi

Committenza: Famiglia Rovati

Tipologia: Dipinto murale

Tecnica: Affresco

Soggetto principale: Deucalione e Pirra gettano le pietre per ripopolare la terra e dalle pietre nasce un nuovo genere umano.

Soggetto secondario: Trasformazione delle pietre in uomini e donne

Personaggi: Deucalione e Pirra

Attributi: Pietre, uomini creati (Deucalione, Pirra)

Contesto: Scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni: Disegno preparatorio conservato a Parigi, Louvre, Département des Arts Graphiques

Immagini:

Bibliografia: Nicoli Cristiani F., Della vita e delle pitture di Lattanzio Gambara memorie storiche di Federico Nicoli Cristiani aggiuntevi brevi notizie intorno a' piu' celebri ed eccellenti pittori bresciani, Spinelli e Valotti, Brescia 1807, pp. 95-98; Lechi F., Le dimore bresciane in cinque secoli di storia, Edizioni di storia bresciana, Brescia 1974, pp. 301-305; Begni Redona P. V. – Vezzoli G., Lattanzio Gambara, pittore, Morcelliana editrice, Brescia 1978, pp. 151-153; Ad vocem Gambara Lattanzio in Dizionario biografico degli italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 2000.

Annotazioni redazionali: L’opera fa parte di un ciclo di affreschi dedicati al Diluvio mitologico realizzato da Lattanzio Gambara a palazzo Cimaschi, un tempo appartenuto alla famiglia Rovati, nel 1568, che probabilmente commissionò gli affreschi. L’autore sceglie di ispirarsi alla mitologia per rappresentare il diluvio, piuttosto che alla Bibbia, così come era accaduto per la chiesa di S. Faustino in cui rappresenta Apollo. Il ciclo si articola in 10 riquadri, distribuiti sulle  pareti. Per le pareti a sud e ad ovest la composizione si svolge al di sopra di un finto zoccolo decorato, mentre per la parete nord ed est, la composizione si estende dal soffitto al pavimento, con ampiezze diverse. La parete sud, da cui inizia il ciclo con il Concilio degli dei, ha un solo riquadro che si colloca fra le due finestre e due scomparti con le divinità di Bacco e Saturno e Cerere e Marte. Proseguendo sulla parete ovest troviamo: Nettuno convoca i fiumi e le fonti; Figure femminili si recano a riempire le urne; Figure che versano le acque sulla terra. Il ciclo ha subito nel 1802 un massiccio restauro da parte di Giuseppe Manfredini, che ha alterato le tinte originarie e ha aggiunto il riquadro con le figure che riempiono le urne, per coprire il vuoto lasciato da un camino marmoreo. Sulla parete sud troviamo: Scena di diluvio (Cfr. scheda opera 44), con la barca di Deucalione e Pirra e un guerriero, a cavalcioni su una corda, sollevato da una mano verso l’alto; Scena di diluvio, con personaggi che tentano la fuga; Nettuno sulle acque tempestose. Infine nella parete est: Allegoria della calma ristabilita, sopra la porta d’ingresso; Deucalione e Pirra; I nuovi nati pregano la statua di Giove Capitolino. Gambara rappresenta alcune figure in fuga aggrappate o mentre passeggiano sulle finte lesene e cornicioni pittorici che suddividono i vari episodi.

Del riquadro con protagonisti Deucalione e Pirra, si conserva al Louvre, nel Dipartimento delle Arti Grafiche, un disegno preparatorio delle due figure principali (Cfr. scheda opera 46), in cui l’autore ha studiato la postura delle due figure, da adottare nella versione definitiva. Le due gigantesche immagini di Deucalione e Pirra troneggiano nell’atto di lanciare enormi pietre. Ai loro piedi alcune figure si sono già trasformate dalle pietre assumendo le sembianze di bambini. Anche in questo caso, come era accaduto in Nicolò Giolfino (Cfr. scheda opera 16) le figure nate dalle pietre sono rappresentate come bambini e non adulti già formati, inoltre non appare il tempio di Temi di solito presente nel soggetto. L’episodio della preghiera alla dea non è assolutamente presente in tutto il ciclo e non se ne trovano degli accenni, in una scelta assolutamente insolita per questo mito. Probabilmente l’autore era più interessato a descrivere il rapporto con la divinità e le fasi del diluvio, a cui dedica la maggior parte degli affreschi, piuttosto che alla parte del mito dedicata alla rinascita del genere umano.

Agnese Altana