32: Deucalione e Pirra

Titolo dell’opera: Il diluvio

Autore: Giovanni AntonioRusconi (1520 – 1587)

Datazione: 1553

Collocazione: Le Trasformationi di m. Lodovico Dolce di novo ristampate e da lui ricorrette et in diversi luoghi ampliate con la tavola delle favole, In Venetia, appresso Gabriel Giolito dè Ferrari, 1553

Committenza: Gabriel Giolito de’ Ferrari

Tipologia: Incisione

Tecnica: Xilografia

Soggetto principale: Nettuno scatena il diluvio

Soggetto secondario:

Personaggi: Nettuno, figure femminili e maschili

Attributi: Tridente (Nettuno)

Contesto: Scena in mare

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: www.univ-montp3.fr/pictura/GenerateurNotice.php

Bibliografia: Huber-Rebenich G., L’iconografia della mitologia antica tra Quattro e Cinquecento. Edizioni illustrate delle Metamorfosi di Ovidio, in “Studi Umanistici Piceni”, 12, 1992, pp. 123-133; Immagini degli dei. Mitologia e collezionismo fra '500 e '600, a cura di Cieri Via C., Leonardo Arte, Milano 1996; Guthmüller B., Mito, poesia, arte. Saggi sulla tradizione ovidiana nel Rinascimento, Bulzoni, Roma 1997, pp. 251-274; Glénisson – Delannée F., Illustration, Traduction et glose dans les Trasformationi de Ludovico Dolce (1553): un palimpseste des Métamorphoses, in Le livre illustré italien au XVI siècle: texte/image. Actes du colloque organisé par le «Centre de recherche Culture et société en Italie aux XV, XVI et XVII siècles» de l'Université de la Sorbonne Nouvelle (1994), Plaisance M. (a cura di), Klincksieck/Presses de la Sorbonne Nouvelle, Parigi 1999, pp. 119-147.

Annotazioni redazionali: L’incisione fa parte dell’apparato di illustrazioni che nel 1553 Gabriel Giolito de’Ferrari, uno dei grandi editori veneziani, fece realizzare da Giovanni Antonio Rusconi. Le 85 xilografie dovevano servire da corredo per l’opera di traduzione delle Metamorfosi di Ovidio di Lodovico Dolce (Deufr04), pubblicata nel 1553 e che, per la prima volta rispetto alla tradizione precedente, si basava direttamente sull’originale latino. È da notare che esiste una certa discrepanza fra il testo letterario e le raffigurazioni di Rusconi, dovuta probabilmente al fatto che l’incisore lavorò sulle immagini prima che venisse redatto il testo di Dolce e perciò dovendosi basare su altre traduzioni precedenti: quella del 1375 di Giovanni dei Bonsignori (Deufm14) e quella del 1522 di Nicolò degli Agostini (Deufr02) che però, al contrario di Dolce, non si basavano direttamente sull’originale latino ma avevano come punto di riferimento la lezione di Giovanni del Virgilio del 1322 (Deufm08).  In rapporto al testo di Ovidio, una differenza sostanziale dell’opera di Dolce si riscontra nella trasformazione dei 15 libri dell’autore latino in 30 canti nella trasposizione in volgare. Inoltre il mito originario è uno spunto per ampliarlo con invenzioni personali e riflessioni (Guthmüller, 1997). La scena rappresenta il momento del diluvio, scatenato da Nettuno sul suo cocchio di cavalli marini, come ordinatogli da Giove. Diverse figure, cercano di salvarsi aggrappandosi ai resti galleggianti di un mondo ormai completamente sommerso, o cercando di fuggire su delle barche. L’immagine, ricca di dettagli, restituisce tutta la drammaticità della fine del genere umano, con Nettuno che sovrasta e domina la scena.

Agnese Altana