20: Deucalione e Pirra

Titolo dell’opera: Deucalione e Pirra pregano di fronte la statua della dea

Autore: Jacopo Robusti, detto il Tintoretto (1518-1594)

Datazione: 1541-1542

Collocazione:Modena, Galleria Estense

Committenza:

Tipologia: Dipinto

Tecnica: Olio su tavola

Soggetto principale: Deucalione e Pirra pregano la statua della dea Temi

Soggetto secondario:

Personaggi: Deucalione, Pirra

Attributi: Dea Temi (Deucalione, Pirra)

Contesto:

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: www.wga.hu/index1.html

Bibliografia: Pallucchini R., I dipinti della Galleria Estense di Modena, Roma 1945; Classici dell’arte. L’opera completa del Tintoretto, Bernari C. - De Vecchi P. (a cura di), Rizzoli, Milano 1970, pp. 86-87; Pallucchini R. – Rossi P., Tintoretto. Le opere sacre e profane, Electa, Milano 1982, tomo I, pp. 134-135; Jacopo Tintoretto nel quarto centenario della sua morte, Rossi P. – Puppi L. (a cura di), Atti del Convegno Internazionale di Studi, Venezia, 24-26 novembre 1994, Il Poligrafo, Padova 1996; Guthmüller B., Mito, Poesia, Arte. Saggi sulla tradizione ovidiana nel Rinascimento, Bulzoni Editore, Roma 1997, pp. 275-289; Cieri Via C., L’arte delle Metamorfosi. Decorazioni mitologiche nel Cinquecento, Lithos, Roma 2003, pp. 104-114.

Annotazioni redazionali: Fa parte di una serie di 16 tavole ottagonali, poi ridotte a 14, che raffiguravano episodi mitologici, tratti dalle Metamorfosi di Ovidio, oggi alla Galleria Estense a Modena, acquistate nel 1653 a Venezia e offerti a Francesco I nel 1658. Tutti gli ottagoni sono caratterizzati da un virtuosismo nella raffigurazione, con pose e scorci prospettici audaci che fanno pensare ad un’influenza di Giulio Romano e del suo manierismo a Palazzo Te (Pallucchini - Rossi, 1982). Oltre alla tavola dedicata a Deucalione e Pirra, altri ottagoni hanno come soggetto miti tratti dalle Metamorfosi di Ovidio: Apollo e Dafne, Fetonte, Icaro, Trasformazione dei Lici, Punizione di Niobe, Apollo e Marsia, Mercurio e Argo, Orfeo e Euridice, Piramo e Tisbe, Vulcano e Venere, Giove e Europa, Giove e Antiope. Il tema generale è quello dell’amore nelle sue diverse forme e degli esempi di uomini di cui viene punita la superbia di essersi voluti paragonare alle divinità (Cieri Via, 2003). Secondo l’analisi fatta da Guthmüller, Tintoretto, che pur si basava spesso sui testi latini, non si lega direttamente ad Ovidio per realizzare le opere di questo ciclo, ma probabilmente le fonti di riferimento sono quei volgarizzamenti che partendo da Giovanni del Virgilio verranno poi ripresi da Bonsignori (Deucfm14) e da degli Agostini (Deucfr02). I dettagli più enfatizzati e ampliati di questi testi, trovano una corrispondenza con le raffigurazioni di Tintoretto e in alcuni casi è proprio la vicenda così come la riporta degli Agostini, con tutte le differenze del caso rispetto ad Ovidio, a fare da base per le opere del Tintoretto. In questo caso Deucalione e Pirra, con un virtuosistico punto di vista, pregano Temi che si staglia ancora più in alto di loro. La dea incombe sui due protagonisti a sottolineare l’importanza del vaticinio che sancirà la rinascita del genere umano. Tintoretto preferisce dare risalto a questo momento della vicenda, piuttosto che a quello più comune nelle raffigurazioni del ‘500, del lancio delle pietre e della metamorfosi successiva. Inoltre, seguendo la linea verticale che dalla dea arriva fino allo spettatore del riquadro, Deucalione e Pirra si pongono come una sorta di tramite tra la terra e il potere divino, in una sorta di intercessione, una deesis pagana, a cui verrà concessa la possibilità di ripopolare la terra di nuovo. Le nuvole al di sopra della dea possono rimandare al diluvio appena cessato, le cui nubi si stanno diradando, il cui ricordo ancora incombe sui due personaggi, come nel testo di degli Agostini viene descritto: "Noi siamo soli rimasti nel mondo e anche non siam de la vita sicuri perche pensando al sdegnio foribondo De li nuvoli anchor nel ciel oscuri Da la paura tutto mi confondo che questi casi son pur troppo duri".

Agnese Altana