14: Deucalione e Pirra

Titolo dell’opera: Il Diluvio Universale

Autore: Domenico Beccafumi

Datazione: 1520 ca.

Collocazione:Siena, Palazzo Bindi Sengardi (oggi Casini-Casuccini)

Committenza: Famiglia Venturi

Tipologia: Dipinto

Tecnica: Affresco

Soggetto principale: Scena di diluvio con figure varie che cercano di salvarsi.

Soggetto secondario: Divinità osservano dall’alto la scena

Personaggi: Divinità, Figure maschili e femminili

Attributi:

Contesto: Scena in mare

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:  Classici dell’arte. L’opera completa del Beccafumi, Briganti G. -Baccheschi E. (a cura di), Rizzoli, Milano 1977, p. 94, n. 70 (particolare del tondo); 

Torriti P., Beccafumi. L’opera completa, Electa, Milano 1998, p. 99 (tutta la volta).

Bibliografia: Sanminiatelli D., Beccafumi, Bramante Editrice, Milano 1967, n. 31m; Classici dell’arte. L’opera completa del Beccafumi, Briganti G. -  Baccheschi E. (a cura di), Rizzoli, Milano 1977, pp. 93-96; Guerrini R., Dal testo all’immagine. La <<pittura di storia>> nel Rinascimento, in Memoria dell’antico nell’arte italiana, Settis S. (a cura di), Einaudi, Torino 1985, tomo II, pp.60-73; Pinelli A., Il “picciol vetro” e il “maggior vaso”. I due grandi cicli profani di Domenico Beccafumi in Palazzo Venturi e nella Sala del Concistoro, in Domenico Beccafumi e il suo tempo, Electa, Milano 1990, pp. 622-651; Torriti P., Beccafumi. L’opera completa, Electa, Milano 1998, pp. 97-108; Dubus P., Domenico Beccafumi,Adam Biro, Parigi 1999; De Romanis A, Siena – Palazzo Bindi Sergardi, in Cieri Via C., L’arte delle metamorfosi. Decorazioni mitologiche nel Cinquecento, Lithos, Roma 2003, pp. 337-339.

Annotazioni redazionali: Quest’opera fa parte di una serie di affreschi realizzati da Domenico Beccafumi per il Palazzo Bindi Sengardi, oggi Casini-Casuccini a Siena che avevano come soggetto la storia antica, temi mitologici e allegorici. Inizialmente, seguendo le indicazioni del Vasari, si credeva che il committente fosse Marcello Agostini, ma in seguito si è fatta risalire la committenza ad un membro della famiglia Venturi, il cui stemma è visibile al centro della volta; l’errore “vasariano” nasce dal fatto che con molta probabilità Marcello Agostini era il proprietario del palazzo al momento della scrittura della “vita” di Beccafumi da parte dell’autore (Pinelli, 1990). Per datare il ciclo di affreschi ci si può basare sulla testimonianza di Vasari che indica come le opere dell’allora Palazzo Venturi fossero precedenti a quelle della Sala del Concistoro, anzi fu proprio il successo avuto dal primo ciclo a far ottenere a Beccafumi la possibilità della decorazione nel Palazzo Pubblico, avvenuta negli anni ’29-’35 del 1500. Una parte della critica tende a collocare questi affreschi negli anni 1528-30, in prossimità proprio di quelli del Palazzo Pubblico. Un’altra ipotesi sposterebbe la datazione al 1524-25. Infine, basandosi sulla scoperta della committenza da parte della Famiglia Venturi, è possibile collocare cronologicamente il ciclo intorno al 1519-20, anticipando la datazione degli affreschi rispetto alle ipotesi formulate dalla critica precedentemente e collegando la decorazione della sala al matrimonio avvenuto nel 1519 fra Alessandro Venturi e Bartolomea Luti (Pinelli A., 1990). La disposizione delle scene, l’intelaiatura e organizzazione prospettica rimanda agli affreschi di Raffaello nelle Logge Vaticane e nelle Stanze (in particolare quella di Eliodoro e dell’Incendio di Borgo), alla loggia di Psiche e alla loggia di Galatea alla Farnesina. Le due scene principali della volta sono raffigurate come finti arazzi sull’esempio della loggia di Psiche mentre il fregio composto da tondi e ottagoni, ricorda, per l’articolazione prospettica, la loggia di Galatea. Nei 6 ottagoni sono rappresentati episodi di storia romana, il cui testo di riferimento è probabilmente i Fatti e detti memorabili di Valerio Massimo oltre all’Eneide,  mentre nei 10 tondi episodi mitologici tratti dalle Metamorfosi di Ovidio. Scopo della decorazione era fornire un esempio di virtù civiche e morali, esaltati, per quanto riguarda i temi storici, da cartigli in latino o in prosa che spiegano ogni singolo episodio in chiave simbolico - moraleggiante. Fra i miti rappresentati nei tondi d’ispirazione ovidiana, troviamo: la gara fra Minerva e Nettuno, Ercole al bivio, Prometeo, le tre Grazie, il giudizio di Paride, la caduta dei Giganti, il diluvio, Deucalione e Pirra.

Il tondo dedicato al Diluvio, in uno dei pennacchi sulla destra della volta, precede quello di Deucalione e Pirra (Cfr. scheda opera 15). Rappresenta alcune figure che aggrappate a dei resti cercano di mettersi in salvo mentre altre sono già annegate. Dall’alto le divinità con aria minacciosa osservano la scena e anche se l’identità degli dei non è facilmente individuabile, possiamo immaginare che uno di questi sia Giove, che amareggiato dalla bassezza morale del popolo dell’età del Bronzo, decide di punirlo con il diluvio. Gli dei hanno l’atteggiamento giudicante adatto alla scena e gli uomini che cercano di salvarsi li osservano dal basso, come comprendendo la ragione del cataclisma. Nel mito solo i due meritevoli Deucalione e Pirra si salveranno e avranno il compito di ripopolare la terra, episodio che Beccafumi descrive nel tondo presente nel pennacchio successivo.

Agnese Altana