
Titolo dell’opera: Deucalione e Pirra
Autore: Baldassarre Peruzzi e bottega (1481-1536)
Datazione: 1517-1518
Collocazione: Roma, Villa Farnesina, Salone delle Prospettive, fregio
Committenza: Agostino Chigi
Tipologia: Dipinto murale
Tecnica: Affresco
Soggetto principale: Deucalione e Pirra gettano le pietre
Soggetto secondario: Le pietre assumono fattezze umane
Personaggi: Deucalione, Pirra, figure maschili e femminili
Attributi: Pietre, tempio di Temi, esseri umani creati (Deucalione, Pirra)
Contesto: Scena all’aperto
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini: Frommell C. L. (a cura di), La Villa Farnesina a Roma, Franco Cosimo Panini ed., Modena 2003, vol. II.
Bibliografia: Gerlini E., La Villa Farnesina in Roma, Libreria dello Stato, Roma 1981, pp. 31-34; AA.VV., I luoghi di Raffaello a Roma, (catalogo mostra, Roma, gennaio-marzo 1984), Multigrafica Editrice, Roma 1983, pp. 25-73; Cieri Via C., Sala delle prospettive, in I luoghi di Raffaello a Roma, (catalogo mostra, Roma, gennaio-marzo 1984), Multigrafica Editrice, Roma 1983, pp. 66-73; Varoli Piazza R., Il fregio della Sala delle Prospettive: un’ipotesi per la bottega del Peruzzi, in Baldassarre Peruzzi. Pittura, scena e architettura nel Cinquecento, Fagiolo M. – Madonna M. L. (a cura di), Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Roma 1987, pp. 363-398; Cappelletti F., L’uso delle Metamorfosi di Ovidio nella decorazione ad affresco della prima metà del Cinquecento. Il caso della Farnesina, in Die reception der Metamorphosen des Ovid in der neuzeit: der antike mytos in text und bild, Hermann W. – Horn H.-J. (a cura di), Gebr. Mann Verlag, Berlino 1995, pp. 115-128; Frommell C. L. (a cura di), La Villa Farnesina a Roma, Franco Cosimo Panini ed., Modena 2003, vol. I, pp. 126-133; Miarelli Mariani I., Roma – Villa Farnesina alla Lungara, in Cieri Via C., L’Arte delle Metamorfosi. Decorazioni mitologiche nel Cinquecento, Lithos, Roma 2003, pp. 298-301.
Annotazioni redazionali: Questo affresco fa parte del fregio mitologico che orna la Sala delle Prospettive nella villa Farnesina, realizzato da Baldassarre Peruzzi e dalla sua bottega negli anni fra il 1517 e il 1518. La villa fu commissionata intorno al 1509, data di inizio dei lavori, o come indica Frommel nel 1506, dal banchiere senese Agostino Chigi, con l’intento di renderla emblema di raffinatezza e cultura, caratteristiche con le quali voleva essere identificato. Lo scopo era di avere una villa dove ricevere gli ospiti e che rappresentasse il luogo ideale per riunire una <<corte umanista>> (Lio A. in I luoghi di Raffaello, 1983). L’architetto scelto fu lo stesso Baldassarre Peruzzi, che si occupò di parte della decorazione interna insieme a Raffaello e Sebastiano del Piombo.
Baldassarre Peruzzi si occupò della decorazione della Stanza del Fregio e della Sala delle Prospettive, che aveva la funzione di rappresentanza e che fu inaugurata nel 1519 con un banchetto per festeggiare il matrimonio di Agostino Chigi con Francesca Odeaschi. Se la sala e la decorazione prospettica sono indubbiamente attribuite a Peruzzi, per quanto riguarda l’esecuzione del fregio ideato dall’architetto, con 15 scene intervallate da erme, sono state fatte diverse ipotesi. Fra i nomi dei possibili artisti coinvolti è presente anche quello di Domenico Beccafumi, che nel 1520, nella decorazione di Palazzo Bindi- Sengardi, si rifarà all’esperienza romana nella villa Farnesina e lo stesso affresco che raffigura Deucalione e Pirra di Beccafumi (Cfr. scheda opera 13) può essere paragonato a quello del fregio della sala delle Prospettive. Come indica Frommel, delle 15 scene 6 possono essere ricollegate al tema del matrimonio, poiché usate anche in altri casi in occasione di cerimonie nuziali: Pan e Siringa, Alcione e Ceice, Deucalione e Pirra, Apollo e Dafne, Venere e Adone e Cefalo e Procri. Nel caso di Deucalione e Pirra, i due personaggi <<rappresentato la coppia esemplare>> (Frommel, 2003), le cui virtù garantiscono la loro salvezza dal Diluvio, raffigurato nel riquadro precedente (Cfr. scheda opera 11) ma anche i progenitori di una nuova stirpe numerosa, come poteva essere d’augurio per Agostino Chigi. Temi fondamentali del fregio sono quelli universali dell’amore, del tempo e della ciclicità rappresentata dall’alternarsi di vita e morte, di fine e nuova genesi del genere umano (Cieri Via, 1983), di cui il Diluvio e il mito di Deucalione e Pirra ne sono l’esempio più evidente nonché le due scene che danno inizio alla serie dei miti raffigurati. Delle Metamorfosi vengono scelti i miti iniziali inserendone anche alcuni in linea con il tema generale ma non presenti nel testo di Ovidio come il mito di Arione o di Diana e Endimione. Il fregio in questo modo rappresenta, attraverso la mitologia, gli elementi naturali (l’acqua del Diluvio, il fuoco della fucina di Vulcano) e le forze che dominano l’universo, così da identificare la villa stessa come una sorta di microcosmo in cui il mondo è riproposto e osservato (Cappelletti, 1995).
Nel caso di Deucalione e Pirra, il momento rappresentato è quello in cui i due personaggi, a capo coperto, sono chinati nell’atto di raccogliere e gettare alle loro spalle le pietre. Il tempio sullo sfondo è quello della dea Temi a cui i due coniugi si sono rivolti in preghiera per sapere come poter ripopolare il mondo. Il vaticinio della dea ordinava ai due di coprirsi il capo e raccogliere le “ossa della grande madre” (Ovidio, Met., I, v. 383), cioè le pietre ossa della terra, e di gettarle alle loro spalle. Le pietre si trasformano così in uomini e donne, a seconda che a lanciarle sia Deucalione o Pirra. La metamorfosi è quasi del tutto compiuta per la maggior parte delle figure, ma possiamo notare due personaggi a terra ancora nell’atto di trasformarsi e un pietra che è appena stata lanciata, da cui già spunta una testa. Il sesso delle figure è pudicamente coperto da alcune piante, ma rientra più che altro in una scelta rappresentativa dell’autore e non in un intento di censura come invece era accaduto, qualche anno prima, nel caso delle illustrazioni del testo di Bonsignori (Cfr. scheda opera 09).
Agnese Altana